Page 142 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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l'indirizzo di politica estera italiana. Nella Democrazia Cristiana, partito di mag-
gioranza relativa, l'area di sinistra avanzava dubbi sulle decisioni di De Gasperi fa-
vorevole alla partecipazione italiana al sistema occidentale, sottolineando la distin-
zione tra politica di collaborazione e di asservimento (ll).Nella DC era mancato
un approfondito dibattito di politica estera, rimasto circoscritto a singoli argomen-
ti come la questione di Trieste o il Trattato di pace. Gli stessi organi dirigenti non
furono messi a conoscenza dci colloqui che si svolgevano con gli altri Paesi sul
«progetto occidentale» e uguale riservatezza sia De Gasperi, sia il ministro degli
Esteri, Carlo Sforza, tennero nelle riunioni del Consiglio dei ministri, scegliendo
una grande cautela nell'informare sull'evoluzione dei contatti. Nonostante ciò,
nella Democrazia Cristiana la delega al presidente dci Consiglio non fu posta in di-
scussione. De Gasperi, sapendo di poter contare su questa ampia discrezionalità,
fece il passo di adesione al sistema occidentale con la partecipazione al Piano Mar-
shall senza temere le reazioni dell'elettorato cattolico verso il quale curò di porre
in evidenza i concreti vantaggi che sarebbero derivati dagli aiuti americani e tacen-
do le inevitabili ombre. La prudenza derivava dalla opposizione al «progetto occi-
dentale» esistente all'interno della stessa DC e nei partiti della sinistra (12). De Ga-
speri e Sforza temevano, inoltre, che le posizioni antiatlantiste diffuse tra i cattoli-
ci potessero aprire una breccia in Vaticano. Sulla posizione della Santa Sede, l'am-
basciatore Tarchiani riferiva le osservazioni ricevute da Pio XII nel corso di alcuni
loro incontri privati: «Pur fedele alla dottrina della fratellanza e della pace nel
mondo era del tutto avverso all'idea che l'Italia, in caso di guerra, dovesse passare,
per manifesta incapacità di difesa, al di là della cortina di ferro (B)>>. Pio XII soste-
neva la ricostruzione di un giusto ordine internazionale e la fedeltà all'ordine na-
turale della socialità umana interpretato dalla Chiesa. La formazione culturale del
pontefice era fortemente ~nticomunista e antitotalitaria e gli erano ben note le per-
secuzioni dei cattolici nei Paesi dell'Europa orientale. Inoltre, aveva intensi con-
tatti diplomatici con diversi Paesi occidentali, particolarmente con gli Stati Uni-
ti (14). Nel radiomessaggio di Natale del 1947, disse: «La nostra posizione tra i
due campi opposti è scevra di ogni preconcetto, di ogni preferenza verso l'uno
(11) G. Glisenti, "Gli italiani di fronte alle elezioni", in: Cronache sociali, 31 marzo
1948, p. 85.
(12) M. Toscano, Appunti sui negoziati, cit., p. 196-203.
(13) A. Tarchiani, Dieci anni tra Roma e Washington 1945-1955, Milano, 1955, p. 156-157.
(14) E. DI Nolfo, Vaticano e Stati Uniti, 1939-1952. Dalle carte di Myron Tay/or,
Milano, 1978.

