Page 227 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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eEVOLUZIONE DELeARMA
NEI PRIMI DECENNI DELLA REPUBBLICA
GIANCARLO BARBONETTI
In buona parte dell'Italia, i venti mesi che seguirono l'armistizio furono an-
che più duri della guerra stessa, a causa delle drammatiche lacerazioni e delle cru-
deltà di un conflitto che non risparmiava più nessuno, in un crescendo di atroci-
tà, rappresaglie e vendette che avrebbero impedito a lungo il normale sviluppo
della vita sociale. Le eliminazioni di persone, vuoi sparite su un vagone ferrovia-
rio, vuoi in una cella di tortura, vuoi soppresse per vendetta spesso a seguito di
delazioni non sempre fondate, crearono un clima di odio, insicurezza, sfiducia,
rancore, che coinvolse anche le Istituzioni. I?8 settembre, in un momento di gros-
sa confusione politico-militare e di lì a poco anche sociale, il comandante genera-
le dell'Arma, Angelo Cerica, diramò l'ordine ai Carabinieri di rimanere ai propri
posti, come anche sancito dalle Convenzioni internazionali che disponevano in
ogni caso la tutela della sicurezza dei cittadini e dell'ordine pubblico; ma tale or-
dine al nord comportò che molti militi venissero poi forzatamente inglobati nella
Guardia Nazionale Repubblicana di Salò; il loro atteggiamento, pur formalmente
corretto e disciplinato, si concretizzò in una forma di resistenza passiva, oggetto
di critiche da parte della struttura fascista per la chiara tolleranza verso i delitti
politici e la voluta scarsa efficienza nella ricerca dei renitenti alla leva delle Forze
armate di Salò e dei lavoratori per l'organizzazione Todt. Mentre nell'Italia libe-
rata l'Arma si riorganizzava con un proprio Comando Generale per servire l'Au-
torità legittima, nei territori occupati dal nazista l'Istituzione viveva uno dei suoi
periodi peggiori, nello sforzo di attuare un compromesso tra il dovere di proteg-
gere quelle popolazioni e la netta intenzione di non servire un invasore che dietro
il paravento di voler salvaguardare una Repubblica che non godeva di appoggio
popolare, infliggeva alla gente tormenti gravi e nel contempo inutili. Di quel pe-
riodo si può evidenziare un episodio indicativo del travaglio c, nello stesso tem-
po, della lucida determinazione dci militari dell'Arma: il 13 gennaio 1944, in Ge-
nova, un ufficiale tedesco rimase ucciso in uno scontro con i partigiani; un Tribu-
nale speciale giudicò sommariamente otto persone già detenute per motivi politi-
ci e le condannò a morte. Al fine di legittimare un provvedimento altrimenti indi-
cativo della ferocia e clelia capacità criminale dell'occupante, si decise che la fuci-
lazione sarebbe stata eseguita dai carabinieri. Nella notte il comando germanico

