Page 229 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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L'EVOLUZIONE DELL'ARMA NEI PRIMI DECENNI DELLA REI'UIIIIUCA
Alla frontiera della Venezia Giulia si combatteva ancora una sorda e dura guer-
ra ove, oltre alle differenti entità nazionali, si contrapponevano anche le ideologie;
non mancarono carabinieri uccisi da elementi slavi e partigiani morti per mano di
altri partigiani; nello stesso aprile gli Jugoslavi, anche per riparazione all'aggressio-
ne nazifascista, invasero gran parte della Venezia Giulia e sottomisero la popola-
zione ad un tremendo regime d'occupazione, macchiandosi di crimini di pulizia et-
nica, quali le foibe, dimenticate nei lunghi anni della guerra fredda. Furono miglia-
ia, tra gli scomparsi, i servitori dello Stato e, tra loro, tantissimi carabinieri, arre-
stati con le scuse più varie, prelevati dagli ospedali o dalle abitazioni, fatti sparire
nottetempo e mai più riapparsi vivi.
Solo la minaccia di un risoluto intervento angloamericano costrinse Tito ad ar-
retrare, lasciando un numero enorme di vittime, martirizzate solo perché italiane.
La situazione sociale era anch'essa drammatica. La fine della guerra costrinse
al reinserimento migliaia di partigiani, reduci ed ex deportati: lutti, distruzioni,
mancanza di lavoro, bancarotta monetaria, crisi economica. Non tutti riuscivano a
ricostruire in breve tempo una situazione simile a quella precedente al conflitto od
almeno accettabile: i problemi sociali sfociarono in gravi disordini ed in fenomeni
di criminalità generalizzata. Quello dell'urgente rastrellamento. delle armi fu uno
dei compiti più imponenti che i carabinieri dovettero affrontare: la guerra che si
era combattuta per quasi due anni in territorio nazionale, aggravata dal collasso
delle nostre Forze Armate conseguente all'armistizio, aveva disseminato di armi,
munizioni e materiale bellico tutte le regioni. l:ltalia dell'estate 1945 era una vera
e propria polveriera. La disponibilità di armi e l'abitudine fatta, negli anni prece-
denti, alla ferocia, avevano reso semplice per molti individui meno attenti al bene
della collettività, vivere di violenze, rapine, omicidi. Con la tenacia, il coraggio, lo
zelo e lo spirito di sacrificio, i carabinieri riuscirono a recuperare, negli anni dal
1946 al 1950, ben 86 cannoni, 415 mortai, 2.000 mitragliatrici, 70.000 fucili,
23.000 pistole: un armamentario veramente incredibile!
Nel solo 1946 si contarono 2.160 omicidi, oltre il triplo dei nostri anni che
pur sembrano tanto violenti, e ben 101 carabinieri persero la vita in servizio.
La ripresa dell'Arma procedeva comunque, favorita dal fatto che gli Alleati
consideravano i carabinieri un sicuro punto di riferimento: le clausole del tratta-
to di pace fissarono la forza totale dell'Esercito a 185mila unità e quella dei cara-
binieri a 65mila (già nel 1948 sarebbero stati 75.000); evidentemente i carabinie-
ri godevano del favore degli Alleati, poiché vennero considerati un'Istituzione
permanente, nata assai prima del fascismo e con una stabilità derivatagli da rife-
rimenti diversi da quelli imposti dal passato regime. Sempre nel 1946 si rinunciò
all'impiego dell'Esercito in ordine pubblico, salvo nei casi più gravi. Nello stesso

