Page 272 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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italiano, quello del gabinetto di Mario Scelba (nel quale fu ministro della Pub-
blica Istruzione dallO febbraio 1954 e in seguito ministro degli Affari Esteri dal
settembre 1954 fino al 2 luglio 1955) e quello del governo di Antonio Segni (6
luglio 1955-19 maggio 1957) lo confermarono a capo di un Ministero chiave,
quello degli Esteri, lui, un liberale, in due governi a predominanza democristiana.
Così, con questo elemento di continuità, il suo impegno a favore di un incontro
europeo (allora si usava molto raramente l'espressione "integrazione") è potuto
continuare dando ali 'Italia, alla vigilia del suo boom economico, una responsabili-
tà crescente in questo suo ambizioso obiettivo. C'è da dire, in realtà, che questa
"politica europea" era Ilei progetti di tutti i governi italiani del dopoguerra, a par-
tire da Alcide De Gasperi e Carlo Sforza e dall'epoca dei grandi incontri con la di-
plomazia francese. Ma l'attività di Gaetano Martino, il tatto e l'abilità di questo
uomo approdato, quasi per caso, alla diplomazia (era professore di fisiologia uma-
na e Rettore dell'Università di Messina) danno il senso del suo impegno. Il suo sen-
so pratico e la sua sensibilità politica ne fanno un elemento vincitore nella realiz-
zazione di un progetto non nuovo, ma certamente rinnovatore: servirsi di un sal-
do punto di partenza, la NATO, per allargare il discorso della solidarietà da quel-
la solamente militare a quella di una più larga integrazione europea e riprenderlo
dove l'insuccesso della CED l'aveva fatto fallire.
Il programma di Gaetano Martino aveva, in realtà, come punto di riferimen-
to il discorso del presidente del Consiglio italiano, Alcide De Gasperi, del 18 mar-
zo 1949 che ricordava come cloveva essere considerato lo sviluppo di un'alleanza
militare: "I popoli liberi, come afferma l'art.2 del Patto Atlantico, vogliono conso-
lidare la democrazia e le libere istituzioni, ma si impegnano a farlo aiutandosi, l'un
l'altro, economicamente ecl eliminando tra di loro conflitti economici e politici. È
per tutelare questa libertà cii progresso nel lavoro e nella pace che essi intenclono
unirsi anche nella clifesa annata". E Dean Acheson, il segretario cii Stato america-
no, aveva perfettamente compreso il messaggio perché, nello stesso giorno, rispo-
se affermando che: "I paesi associati affermano che i principi fondamentali (della
NATO) ... convengono inoltre cii eliminare i conflitti nella loro vita economica e cii
promuovere la collaborazione economica fra loro stessi". Il testo dell'articolo 2 ciel
Trattato dava, in effetti, una visione più ampia clelia collaborazione che era pro-
spettata tra i paesi firmatari: si trattava, da un lato, di difendersi direttamente con-
tro ogni minaccia militare straniera (il riferimento all'URSS e al blocco sovietico
era evidente), ma anche di raggiungere altri obiettivi. E tra quest'ultimi, l'impegno
degli Stati era di "contribuire allo sviluppo delle pacifiche e amichevoli relazioni
internazionali, rafforzando le loro libere istituzioni, atte ad assicurare la stabilità
ed il benessere" e in quest'ottica, le parti s'impegnavano a sforzarsi "di eliminare
tutti i contrasti nella loro politica economica internazionale e di incoraggiare la