Page 81 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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I:E50DO  DEGLI  ITALIANI  DALLA  FRONTIERA  ORIENTALE

         diluito nel tempo, sfigura e corrompe a poco a poco l'organo della memoria. In-
         fatti, prima ancora che la  psiche, è la scatola chimica della memoria la preda pre-
         ferita  di  questa  strana  malattia  dello  spirito:  questa  necrosi  indolore,  che  non
         s'avventa come una fiera  carnivora sui  ricordi,  ma s'insinua piuttosto in essi  co-
         me  un  gas  nervino,  ustionandoli e  strinandoli  a  fuoco  dolce.  Il  gas,  attaccando
         con le  sue esalazioni abrasive i tessuti  della corteccia celebrale, propaga e stende
         insicurezza  mnemonica, dubbi,  sospetti,  buchi  neri  e coltri  di  tenebra sul  fanta-
         sma della prima vita  improbabile già vissuta  dall'esule nella  terra natìa. Trasfor-
         ma la memoria in  memoria esiliata, la sommerge nell'amnesia, la  rende sorda al-
         l'appello  della  rievocazione,  refrattaria  perfino  ai  richiami  della  nostalgia.  Dai
         fondacci della memoria in coma riesce a malapena a riemergere, ogni tanto, qual-
         che  falena  bruciacchiata:  spezzoni  di  fisionomie,  di  voci,  di  paesaggi,  una volta
         completi e intensi come la vita che li  aveva  creati e nutriti prima di  abbandonarli.
         Nient'altro che  lacerti  consunti e spolpati,  nient'altro che ceneri di  falena,  ormai
         incapaci di  rapprendersi in  un ectoplasma mnemonico a tutto tondo" (44).
             l:operazione di recupero del filo  della memoria, per l'esule, insomma, è un'o-
         perazione  importantissima perché gli  consente  di  ritrovare  la  vita  perduta, di  le-
         varsi di dosso tante scorie, di liberarsi dalla  limacciosa e malsana palude dell'oblio
         che inesorabilmente lo  porterebbe alla  rimozione del ricordo della vita  preceden-
         te l'esilio. Ex-solus,  questa è la radice etimologica di  esilio  e comporta lo sradica-
         mento non solo dal suolo, cioè dal luogo natìo, con i suoi modelli culturali e com-
         portamentali, la sua lingua, il suo paesaggio, le sue strutture architettoniche, i suoi
         oggetti, la sua storia e la sua mentalità; comporta anche uno sradicamento identi-
         tario,  poiché  l'esilio si  consuma in  un  intimo  rapporto con l'asilo.  Esilio  ed asilo
         conducono a un convoglio semantico forte  e articolato, alimentato dalla memoria
         e  irrobustito  dali 'identità,  in  cui  s'intrecciano  valori  politici,  geopolitici,  sociali,
         spaziali, culturali e psicologici (45).
             l:esule è un soggetto politico salito alla  ribalta della storia con la  Rivoluzio-
         ne del  1789 e la  sua figura  ha resistito per duecento anni. Mentre per tutto il  se-
         colo decimonono l'esilio è politico e ideologico, è - per così dire - "attivo" e con-
         sapevole, e tale si  conferma, in particolare  nella realtà dei Paesi dell'Europa cen-
         trorientale, sino al  1989, esso s'è progressivamente dilatato  e  trasformato, assu-
         mendo una dimensione  "sociale", collettiva  e  non più  individuale, forzatamente
         imposta dalla congiuntura sfavorevole e, dunque, subìto dai suoi protagonisti sen-
         za  risultare l'esito di  nessuna azione  umana se  non la  divergenza  ideologica e la
         reazione al  trapianto di  un modello politico.



            (44)  E.  Bettiza, Esilio, cit.,  p.  443.
            (45)  Cfr.  P.  Matvejeviée, Mondo  "ex",  Garzanti,  Milano  1996.  Cfr.  anche:  M.  Kundera,
         L:esilio.  Lungo viaggio  liberatore, La Repubblica,  l S gennaio 2000.
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