Page 78 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
P. 78
- STEFANO Il. GALLI
una politica di accoglienza e sistemò "temporaneamente" (37) gli esuli nelle scuole,
nelle caserme abbandonate, nei capannoni industriali dismessi: in centoventi cen-
tri di raccolta distribuiti su tutto il territorio della Penisola. Ciò favorì la loro di-
spersione e per certi aspetti consentì l'occultamento, nei rivoli della diaspora, del-
le responsabilità connesse a un problema politico, quello della frontiera orientale,
rimasto insoluto (38). Gettati nella cruda realtà dei campi, gli esuli vissero momen-
ti difficili poiché le condizioni di vita non furono ovviamente facili, tra carenze
igieniche e promiscuità, fame e miseria.
Ciò non di meno, anche individualmente e nelle peggiori condizioni di sussi-
stenza, essi continuarono ad alimentare il culto della memoria e dunque a raffor-
zare la propria identità culturale, talvolta chiudendosi "a riccio" negli edifici del
"Villaggio Operaio" di Roma, sulla Laurentina, oppure alla caserma "Passalaqua"
di Tortona, alla caserma "Botti" di La Spezia oppure a Fertilia, in Sardegna. In tut-
ti gli esuli il distacco dalla terra natìa provocò - ovviamente - dolore e nostalgia,
ma anche amarezza per le troppe incomprensioni che trovarono prima nei luoghi
di accoglienza e poi negli anni successivi, nel corso dei quali, più o meno faticosa-
mente, s'inserirono nel tessuto sociale delle località dove si erano sistemati. Si trat-
tava, infatti, di un esilio motivato da un intreccio di difficoltà economiche e senti-
mento nazionale, valori ideologici e valutazioni politiche, che li portò a migrare
per ritornare - o meglio, per restare - in patria; una patria che, però, li avrebbe di-
spersi in numerose località e, soprattutto, considerati come se fossero degli "stra-
nieri", dei veri e propri ospiti invadenti, quasi indesiderati.
Tra i primi profughi sbarcati dal Toscana a Venezia vi erano molti partigiani
del battaglione "Budicin" che avevano combattuto con gli slavi e che furono accol-
ti, insieme agli altri profughi, da una manifestazione di notevole ostilità; e la sal-
ma di Nazario Sauro -l'irredentista istriano incagliatosi alla Gagliola, l'isolotto al-
l'imbocco del golfo del Quarnaro, e poi condannato a morte dagli austriaci - fu
sommersa da una salva di fischi e fu necessario l'intervento delle unità di pubblica
sicurezza per garantire le operazioni di sbarco. A Bologna era stato organizzato un
centro della Pontificia Opera di Assistenza, ma il 17 febbraio i ferrovieri locali im-
pedirono che il convoglio proveniente da Ancona entrasse in stazione ed esso venne
dirottato verso La Spezia, dove i profughi furono ospitati in una vecchia caserma
della Regia Marina -la "Ugo Botti" - e poi nelle case popolari messe a disposizione
dall'Amministrazione municipale. Una testimonianza di quell'episodio ci dice che
(37) Le virgolette sono d'obbligo, visto che ancora nel 1963 i profughi ancora ospitati nei
campi di raccolta erano circa 8.500.
(38) Pare eccessivo il giudizio di Arrigo Petacco, secondo il quale la dispersione dei campi
in tutto il territorio nazionale corrispondeva a una precisa volontà politica.

