Page 77 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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I:ESODO DEGLI ITALIANI DALLA FRONTIERA ORIENTAl.E
Dal punto di vista cronologico, l'esodo non fu un fenomeno occasionale ma
di lunga durata e si sviluppò nella sua fase di massima intensità per circa una deci-
na d'anni, anche se occorre registrare fenomeni migra tori sia prima e durante la
Seconda guerra mondiale sia successivamente alla primavera del 1956, data con-
venzionalmente assunta per individuarne l'epilogo. Non fu un Esodo costante per
tutto il ciclo in cui si dispiegò, ma si svolse per successive ondate migratorie che
spinse circa la metà della popolazione istriana e dalmata ad abbandonare la pro-
pria terra; ondate tuttavia riconducibili all'unità delle motivazioni che le innesca-
rono. "Sinteticamente, possiamo dire - ha osservato Pupo - che le partenze di mas-
sa appaiono tutte collegate a una situazione ben precisa, e cioè all'affermarsi pres-
so la popolazione italiana del convincimento che la dominazione jugoslava era di-
venuta definitiva. Poiché ciò accadde in momenti diversi, scanditi dai tempi lunghi
della "questione di Trieste", anche i ritmi dell'Esodo variarono da zona a zona.
Sarà meglio quindi parlare piuttosto di un esodo "a tappe", in modo da sottolinea-
re adeguatamente l'unitarietà del fenomeno, segnalando anche come esso, a diffe-
renza di altri processi di trasferimento forzato di popolazione verificatisi nel cor-
so del dopoguerra, non sia avvenuto come conseguenza di provvedimenti formali
emanati a caldo dalle nuove autorità insediatesi sul territorio, bensì a seguito di
pressioni ambientali protratte nel tempo" (34).
Ancora duramente provato dagli esiti - economici e materiali - di una guerra
perduta, il governo italiano assunse il primo provvedimento in favore degli esuli
giuliano-dalmati solamente all'inizio del 1946, quando venne creato, in seno al
Ministero degli Affari interni, un ufficio per la Venezia Giulia per coordinare le po-
litiche di assistenza ai profughi. Di fronte alle vaste proporzioni del fenomeno e ai
problemi del confine orientale, tale struttura si rivelò tuttavia insufficiente e ven-
ne presto sostituita dall'ufficio per le zone di confine, dipendente dalla presidenza
del Consiglio dei ministri; naturali interlocutori di questa istituzione governativa
furono il Comitato giuliano di Roma e il Comitato Alta Italia Venezia Giulia e Za-
l'a, che nel 1947 si fonderanno, dando vita al Comitato nazionale Venezia Giulia e
Zara (35). E di fronte al massiccio esodo polesano il governo, guidato da Alcide
De Gasperi, validamente fiancheggiato da un'organizzazione privata, il Comitato
nazionale per i rifugiati (36), iniziò a organizzare - a partire dallo stesso anno -
(34) lvi, pp. 191-192.
(35) Un'analisi dci provvedimenti legislativi per l'assistenza dci profughi si trova in: G. Oliva,
Profughi, cit., p. 170-174.
(36) Del Comitato nazionale per i rifugiati era presidente onorario lo stesso Alcide De
Gasperi; nel Comitato d'onore si trovavano quattro ex presidenti del Consiglio come Ivanoc
Bonomi, Francesco Saverio Nitti, Vittorio Emanuele Orlando c Ferruccio l'arri.

