Page 84 - Le Forze Armate e la nazione italiana (1944-1989) - Atti 27-28 ottobre 2004
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            strumento di legittimazione di  forze politiche contrapposte. Emblematico l'incontro
            a Trieste, nel marzo 1998, tra l'allora presidente della Camera Violante e il segreta-
            rio  di An Fini:  non a caso fu  scelto il teatro Verdi,  uno dei  simboli della tradizione
            patriottica locale" (50).
                In tempi recenti il tema delle foibe e quello dell' esodo giuliano-dalmata sono
            stati riscoperti e sono divenuti oggetto di iniziative deliberatamente rivolte al gran-
            de  pubblico  (saggi,  discusse  - e  discutibili - ricostruzioni  cinematografiche (51),
            concepite con l'obiettivo di rimediare al silenzio e alla duratura rimozione di que-
            sti fatti  dalla memoria collettiva, nel segno della pacificazione nazionale auspicata
            dal  presidente  della  Repubblica.  La  memoria,  infatti,  "è  il fondamento  di  ogni
            identità individuale e collettiva, che si  basa sulla libera conoscenza di se stessi, an-
            che delle proprie contraddizioni e carenze, e non sulla rimozione che crea paura e
            aggressività" (52). Si è trattato di un'autentica esplosione mediatica, per la verità as-
            sai tardiva - come ha autorevolmente denunciato Claudio Magris sulle colonne del
            Corriere della Sera,  con l'acutezza e la chiarezza di sempre - che ha comunque le-
            vato questa tragedia dall'oblio e dall'indifferenza (53).
                Dopo aver ricordato ai  lettori i suoi scritti - giornalistici e non - apparsi in
            anni lontani ("quando tanti che ora se ne sciacquano la  bocca se ne infischiava-
            no altamente") e dedicati ai  temi delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, Ma-
            gris  ha sottolineato "la viltà  e  il  calcolo  opportunista di  tanta sinistra italiana,
            che in  nome di un machiavellismo da quattro soldi, destinato a ritorcersi contro
            se stesso, cercava di ignorare, dimenticare e far dimenticare il  dramma dell'eso-
            do istriano,  fiumano  e  dalmata e gli  eccidi  delle  foibe,  affinché non si  parlasse
            di crimini commessi dal comunismo o  in nome del comunismo (in  quel caso, di
            un nazionalcomunismo)" (54).  Per contro si  è registrata "la cecità e il regressivo
            abuso  dell'estrema destra,  che coltivava il ricordo  di  quelle  tragedie  e  di  quei
            crimini  non  tanto  per  ricordare  le  vittime  e  condannare  i  precisi  colpevoli  e



               (50)  Pupo nell'intervista a Simonetta Fiori su La Repubblica.
               (51)  Alludo, ovviamente, alla fiction  televisiva Il Cuore nel pozzo di Alberto Negrin, re-
            centemente trasmesso in prima serata da Rai 1.  Non bisogna  tuttavia dimenticare, dal pun-
            to di  vista cinematografico, un vecchio film  dedicato a questi  temi, La città dolente  (1949)
            di  Mario Bonnard, che tra i suoi sceneggiatori aveva il giovane  Fellini, e neppure Una  storia
            negata (2003)  di Lorenzo Gigliotti.
               (52)  C.  Magris, "La memoria senza ossessione", Il Corriere della Sera,  10 febbraio 2005.
               (53)  Cfr.:  C.  Magris, "Le foibe silenzio e chiasso", Il Corriere della Sera, primo febbraio 2005.
               (54)  Ibidem.
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