Page 17 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
Alexandre Dumas.
Dopo l’Unità, Garibaldi si accorse che il suo modello, che tanto efficace s’e-
ra dimostrato verso il mondo delle campagne, aveva iniziato a penetrare anche
nelle regge e nei palazzi governativi, anche se ristrutturato secondo lo schema
italiano ed europeo. Nell’iconografia ufficiale, egli fu posto in secondo piano,
comparendo tuttavia accanto ai ritratti di Vittorio Emanuele (la Nazione), Cavour
(le Istituzioni), e Mazzini (l’Apostolo e l’Ispiratore dell’Unità). Il suo ruolo fu
circoscritto a quello di Spada dell’Unità, di braccio armato dei Savoia. Nasce
così il mito “ufficiale” del Generale. Garibaldi non si dispiacque più di tanto:
era comunque un altro mito, altrettanto utile accanto al suo. Al suo continuò a
lavorare alacremente: nelle Memorie, ad esempio, si concentrò sui fatti militari
che lo avevano riguardato, nel rispetto del mito ufficiale, ma lasciò praticamente
in bianco interi decenni. Era come dire: non smentisco quanto è stato detto su di
me, continuate a dipingere la mia vita come volete, purché, con i miti, si continui
a comunicare. Ai contadini, soprattutto, ma dal 1861 anche agli operai.
I miti che Garibaldi, consapevolmente, costruì e fece costruire, costituisco-
no la vera eredità che egli ci ha lasciato: al di là delle sue vittorie o delle sue
sconfitte in battaglia, al di là di ogni considerazione sulla effettiva realizzazio-
ne dei suoi programmi politici, egli ha rappresentato, con una coerente fusione
tra pensiero ed azione, l’unica cerniera reale e concreta mai definita realmente
fino a quel momento, tra il pragmatismo di stampo diplomatico e l’affascinante
idealismo di matrice rivoluzionaria. Il tutto in una dimensione universale. Se
si riguarda a Garibaldi oggi, come lo si riguarda in tutto il mondo in occasione
del Bicentenario della sua nascita, noi vi ritroviamo i significati di una guerra
giusta e di una pace equilibrata, i valori insiti nella protezione dell’uomo, degli
animali, dell’ambiente e della natura, l’avviso sui pericoli connessi alle visioni
fondamentalistiche di ogni religione, dei significati, in sostanza, che permeano
la vita concreta dell’umanità contemporanea. Garibaldi aveva ben presente che,
per conferire validità non contingente a quanto di duraturo voleva esprimere,
avrebbe subito continuamente un severo esame della sua biografia, alla ricerca di
debolezze, comportamenti vili e tornaconti personali, volti ad offuscare la fama
del suo pensiero e della sua azione. Rifiutò ogni onorificenza personale e ogni
prebenda: morì povero in una sassosa Caprera, non lasciando praticamente nulla
alla discendenza. Lascia tuttavia a noi una biografia intemerata, e una vita spesa
per la libertà, degli uomini di allora e degli uomini d’oggi.