Page 20 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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seppe conservò sempre un altissimo concetto, insieme ad un vivissimo sentimento di
amicizia
Il secondo imbarco, stando alla matricola della Direzione marittima di Nizza,
ebbe luogo sulla santa reparata, comandata dal padre che ne era anche comproprie-
tario. Il bastimento – una tartana idonea soprattutto alla navigazione costiera – era di-
retto a Roma, dove giunse risalendo il Tevere trainata dai bufali per ancorarsi al porto
di Ripa Grande. Fu certo uno spettacolo inconsueto per il giovane Giuseppe quella
lenta navigazione sul fiume, tra la riva in degrado, lungo la quale camminavano i
bufali spazzando la vegetazione con le corde attaccate alla nave, e l’altra sponda, che
scopriva una campagna povera. Forse se ne ricordò molti anni dopo, quando avanzò
proposte in Parlamento per regolare il regime delle acque del Tevere, difendere la cit-
tà di Roma dalle inondazioni e migliorare le condizioni della navigazione sul fiume.
Non ci fermeremo ad esaminare, passo per passo, gli eventi di questo periodo,
durante il quale Garibaldi visse a fondo la vita del marinaio mercantile nel Mediterra-
neo, sia con ingaggi ufficiali che compaiono puntualmente sulla matricola pubblicata
dal Fortini, sia con qualche altro ingaggio in nero su unità mercantili che non figurano
sulla matricola, ma di cui pure, da lui stesso, si ha notizia. Tra il 1825 e il 1833 gli
imbarchi si susseguirono, ancora sulla santa reparata, e poi su altre navi di mag-
giore impegno: l’enea, il Coromandel, il Cortese, la nostra signora delle Grazie, e
poi il Giovanni Francesco, il Conte De Geneys, il san Giuseppe, la Clorinda. Erano
quasi tutti brigantini, con destinazione prevalente nel Levante ed anche in Mar Nero,
a Odessa e Taganrog; ma non mancarono altre destinazioni nel Mediterraneo centrale
ed occidentale, fino a Gibilterra. Della vita di mare Giuseppe sperimentò e condivise
tutto, non solo i rischi della navigazione, ma anche le malattie, le difficoltà impreviste
per gli scambi e la polizia del mare, i pirati. Tra il 1827 e il 1828, durante un viaggio
sul Cortese, fu colpito da una malattia che lo costrinse a restare a Costantinopoli
mentre la nave ripartiva: in quel viaggio era imbarcato come “secondo” e avrebbe
avuto l’occasione per salire qualche gradino della carriera marittima. Varie volte in
Egeo ebbe dei mali incontri con i pirati ellenici e nel 1831, nel corso di uno di essi,
rimase ferito leggermente alla mano destra. (3)
Il 20 febbraio 1832 Giuseppe Garibaldi (patente n. 1964) fu nominato capitano di
2° classe. Navigava ormai da anni sui bastimenti dei fratelli Gioan, commercianti e
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armatori nizzardi. Subito dopo, il giovane capitano avrebbe avuto un incontro desti-
nato a pesare sulla sua vita futura. Era il marzo 1832, quando il brigantino Clorinda,
con Garibaldi “secondo”, partì da Marsiglia per Costantinopoli e il Mar Nero: vi si
imbarcarono tredici Santsimoniani, il Barrault e altri dodici, lo stesso numero degli
3 G. Sacerdote, la vita di Giuseppe Garibaldi, Milano 1933, p. 68.
4 Al n. 258 nei registri della Direzione marittima di Nizza.