Page 21 - Giuseppe Garibaldi. L'Uomo. Il Condottiero. Il Generale - Atti 10 ottobre 2007
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Giuseppe Garibaldi. l ’ uom o, il condottiero, il Generale
Apostoli. Ad essi Garibaldi si presentò come “un patriota italiano” e col Barrault -
lasciamogli la parola – “discutemmo non solo le anguste questioni di nazionalità
nelle quali s’era allora serrato il mio patriottismo…ma anche la grande questione
dell’umanità. L’apostolo dapprima mi dimostrò che l’uomo che difende la patria sua
o che attacca la patria degli altri non è che un soldato, pio nella prima ipotesi, ingiusto
nella seconda, ma l’uomo che, facendosi cosmopolita, adotta la seconda per patria e
va ad offrire la sua spada e il suo sangue ad ogni popolo in lotta contro la tirannia,
è più di un soldato, è un eroe. Luci strane sorsero allora nel mio spirito ed al loro
chiarore vidi la nave non più come il veicolo incaricato di scambiare i prodotti di un
paese contro quelli di un altro, ma come il messaggero alato che portava la parola
del Signore e la spada dell’Arcangelo. Ero partito avido di emozioni, curioso di cose
nuove, e chiedendomi se la vocazione irresistibile che dapprima avevo creduto fosse
soltanto quella di un capitano di lungo corso, non avesse invece per me orizzonti
ancora non intravisti. Tali orizzonti li intravedevo attraverso la vaga e lontana nebbia
dell’avvenire”.
Una prima luce, in quella nebbia, si sarebbe fatta presto. Il 3 febbraio dell’anno
successivo si trovava a bordo della fregata sarda De Geneys con l’intenzione di pren-
der parte ad un colpo di mano che doveva porre la nave sotto il controllo dei repub-
blicani di Genova, nel quadro di un’azione insurrezionale collegata con la spedizione
mazziniana in Savoia. Il fallimento del tentativo condusse, come noto, alla condanna
a morte di Garibaldi, disertore e latitante, il 3 giugno 1834.
Riuscito a riparare a Marsiglia, dopo una pausa durata qualche mese, riprese
a navigare sotto bandiera francese col falso nome di Joseph Pane. Fra il 1834 e il
1835 lo si rintraccia sul brigantino Union, diretto ancora una volta in Mar Nero,
e poi sulla fregata eussenie, costruita in Francia, che doveva essere consegnata al
committente Bey di Tunisi. Ma lo aspettava l’oceano: varcò una prima volta l’Atlan-
tico col brigantino nautonnier, giungendo a Rio de Janeiro verso la fine del 1835.
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Sbarcatovi, tentò di organizzare, insieme a Luigi Rossetti, un’attività di cabotaggio in
proprio lungo le coste atlantiche sudamericane, impiegando un bastimento chiamato
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Mazzini, ma gli affari non prosperarono.
Compiamo un salto di 14 anni, ignorando per il momento il periodo sudame-
ricano e la difesa della Repubblica Romana. Dopo la fuga e la morte di Anita, il 5
settembre 1949, Garibaldi fu tradotto a Genova, da dove poi fu lasciato partire. Ma
5 Probabilmente con funzioni di nostromo, come starebbe ad indicare il livello del salario asse-
gnatogli: 85 franchi mensili, quando la paga del marinaio semplice era di 45.
6 In questo periodo Garibaldi era mazziniano convinto. Aveva portato con sé dall’Europa anche
materiale politico, che il 27 gennaio 1836 confermò da Rio a Mazzini di avere consegnato
“tutto ciò che mandavate”.