Page 101 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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I MIlItI a cavallo nella DIttatura DI GarIbalDI In SIcIlIa         101


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               di saccheggio e di omicidio . Provvedimenti questi, veramente draconiani,
               che, da maggio in poi, il governo adottò per proteggere l’incolumità pubblica
               ma soprattutto per tutelare le proprietà e gli interessi delle élite dei possiden-
               ti, al fine di scongiurare il pericolo di una reazione conservatrice contro la
               rivoluzione contadina, analoga a quelle che avevano favorito i Borboni nel
               1820 e nel1848.
                  Il 5 giugno Crispi inviò anche una circolare ai Governatori di distretto per
               ricordare loro che “i sovrintendenti di polizia non dovevano avere occhi per
               altro che non sia la difesa della proprietà, la difesa delle persone e la difesa
               dell’inviolabilità del domicilio” .
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               12  Il 9 giugno successivo alcuni reati (come il rapimento) vennero dichiarati punibili mediante
                  esecuzione sommaria.
               13  Dopo la sconfitta delle forze borboniche a Calatafimi, Crispi emanò un decreto che disponeva
                  la nomina di un governatore in ognuno dei ventiquattro distretti della Sicilia.
                  Avevano il compito di organizzare un sistema amministrativo per garantire la sicurezza pubbli-
                  ca nelle città, nei distretti e nei comuni principali dell’isola e di nominare il personale respon-
                  sabile dell’amministrazione comunale.
                  Furono scelti tra gli uomini del posto con la speranza che la loro influenza, a livello locale, po-
                  tesse essere di ausilio al governo per controllare le campagne.
                  In molti casi, invece, si sortì l’effetto opposto, in quanto i governatori utilizzarono i propri po-
                  teri per attuare una politica indipendente piuttosto che obbedire alle istruzioni che giungevano
                  da Palermo.
                  Altri ancora sfruttarono i rilevanti poteri di cui disponevano per perseguire fini personali.
                  Peraltro, nella stragrande maggioranza dei casi, essi non procedettero neppure alla sostituzione
                  degli impiegati e dei funzionari borbonici più compromessi col passato regime da più parti re-
                  clamata come una delle tante istanze di giustizia della popolazione.
                  Ciò compromise gravemente ogni principio di razionalità burocratica e di controllo che il cen-
                  tro si era imposto come priorità da perseguire.
                  La normalizzazione avviata dal governo era frenata, altresì, dal pericolo di completa anarchia
                  riscontrato in numerosissimi comuni che, all’epoca della rivoluzione, come ebbe a dire un fun-
                  zionario dell’ufficio del Governatore di Girgenti: “vollero credersi indipendenti, ed assoluti pa-
                  droni di loro stessi e commisero in nome delle libertà atto di più assoluta anarchia e delle più
                  sfrenata licenza” (28 novembre 1860 (ASP, Luog. Interno b. 1761, fasc. Girgenti).
                  Era evidente che una delle conseguenze della vittoria di Garibaldi era che il “partito dei proprie-
                  tari”, cioè il partito del passato governo, avesse cambiato casacca per conservare il potere.
                  L’effetto fu che “sindaci, eletti, decurioni, capi urbani, sottocapi e per fino notissime spie” sot-
                  to i Borboni adesso si trovavano ad essere possidenti o membri dei consigli locali e comandan-
                  ti della G.N. sotto i democratici” (Relazione di Vincenzo Cacioppo sulla sicurezza pubblica
                  (ACSR, Carte Crispi (ASP) f. 94).
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