Page 221 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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Alle origini dell’e. i.: gli eserciti degli stAti preunitAri e rivoluzionAri 221
tari dei Cacciatori delle alpi e 1596 volontari dei Cacciatori degli appennini,
per un totale di 66933 uomini. A questi andavano aggiunti i fanti di marina
del Battaglione Real Navi, i carabinieri reali e le truppe ai depositi fino a
raggiungere la forza complessiva di circa 76.000 uomini che lo stesso La
Marmora riteneva inferiore alle aspettative iniziali. I piani di mobilitazione
piemontesi, infatti, avevano previsto la possibilità di mettere in campo circa
86.000 uomini mentre la precedente convezione militare con la Francia impe-
gnava il governo sardo addirittura a mobilitarne circa 100.000.
L’Armata sarda nella seconda guerra d’indipendenza, rispetto al 1848-
1849, incarnava “l’esercito di qualità opposto all’esercito di numero”: al
posto degli 80.000 uomini del 1848-1849 ne schierava, infatti, solo 66.000;
lo stesso La Marmora riteneva che l’esercito sardo del 1859 ”fosse notevol-
mente snellito e con un assai minor numero di ammogliati”. La divisione
piemontese del 1859 era formata da 2 brigate, come quella del 1848-1849, e
da 1 reggimento di cavalleria, ma i reggimenti sardi nel 1859 erano di 4 bat-
taglioni di 600-650 uomini, non più di 3 battaglioni di 1000 uomini ciascuno
come nel 1848-1849, quindi 2500 uomini scarsi nel 1859 contro i 3000 del
1848. La divisione del 1859 rispetto a quella del 1848 era però dotata di 2
battaglioni di bersaglieri e non di una sola compagnia come nel 1848, di 3
batterie d’artiglieria anziché 2 (anche se non in tutte le divisioni), di un reg-
gimento di cavalleria leggera (4 squadroni) anziché uno pesante (6 squadroni)
e di una compagnia del genio. In conclusione la divisione sarda media impie-
gata nella seconda guerra d’indipendenza era ”più debole in fanteria, sebbene
più ricca di cacciatori, più debole di cavalleria, però con cavalleria più legge-
ra e più mobile, più forte di artiglieria e provvista di una compagnia del
genio”.
l’ordinamento fanti
Il piccolo esercito sabaudo frutto della riforma del La Marmora, al termine
della vittoriosa guerra del 1859 dovette affrontare un periodo di progressiva
riforma. La sola incorporazione dei militari lombardi in forza all’esercito
asburgico interessò oltre 37.000 uomini, numero ancor più significativo
quando si pensi che la forza dell’intero esercito Sardo assommava in tempo
di pace a meno di 90.000 uomini.
Il nuovo esercito risultato di questo innesto constava di 127.000 uomini,
in cui difettavano soprattutto gli ufficiali, che non arrivavano al numero di
5.000, dei quali 1812 appena usciti dall’Accademia di Torino, 11 provenienti
dai volontari lombardi e solo 18 dall’imperiale esercito austriaco.
L’incorporazione dei 52.000 uomini, di cui circa 2.300 ufficiali, dell’esercito