Page 245 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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V. EmanuElE II, CamIllo  CaVour  E manfrEdo fantI. dal Po al Volturno  245


               Garibaldi con tutti gli onori e non
               transigere coi mazziniani: un
               programma suggestivo il cui suc-
               cesso, però, presupponeva molta
               fortuna e la rassegnazione altrui.
                  Con il pretesto  dei voti di
               delegazioni di comuni del
               Mezzogiorno devastati dai legit-
               timisti (classificati quali crimina-
               li) l’armata di  Re Vittorio lenta-
               mente intraprese l’avanzata. Agli
               occhi dell’Europa doveva essere
               chiaro che non aggrediva ma
               andava a metter pace, non viola-
               va i confini di uno Stato sovrano,
               né  i  diritti  di Francesco  II, ma
               rispondeva al “grido di dolore”
               delle  vittime  di  disordini  e  sac-
                                                                  Enrico Morozzo della Rocca
               cheggi. Questa fu la versione dei
               fatti per l’opinione pubblica e per le Cancellerie europee.
                  Tutto era chiaro da un mese per chi voleva capire.
                  Però l’armata  di Re  Vittorio  contava  pochi uomini. Gli obiettivi  erano
               enormi. Bisognava arrivare  a Foggia per controllare  i collegamenti  tra la
               Puglia e la Campania.


                  La partita più difficile era raggiungere il Volturno attraverso Isernia, con-
               trollata dal generale Scotti Douglas con l’aiuto di bande che dominavano valli
               e passi sino a Sora, alle porte di Sulmona, e ad Avellino: un cammino imper-
               vio, in lande ignote, col rischio di perdere uomini senza rincalzi. Anzi, a ogni
               agguato messo a segno i nemici si moltiplicavano e divenivano più audaci e
               feroci. Le bande impiegarono i metodi di sempre: infliggevano supplizi atro-
               ci nella certezza di doverli subire se fossero state sconfitte. In pochi giorni la
               guerra degenerò la guerriglia, che divenne “brigantaggio”, la   miscela  esplo-
               sa nel 1799: guerra di religione, lealismo borbonico, infiltrazioni straniere,
               lotta sociale..., l’Apocalisse con tutti i suoi mostri.
                  Vittorio Emanuele II aveva un altro motivo per procedere a rilento. Non
               poteva figurare come re “conquistatore”, avventuriero rapace che aveva vio-
               lato lo Stato pontificio per sottrarre il regno al “nipote” Francesco II. Doveva
               essere, o almeno figurare, il  re desiderato dai popoli del Mezzogiorno.
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