Page 281 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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Volturno 1860. l’ultima battaglia 281
un vero strumento per il combattimento, senza alcun vantaggio pratico dal
momento che rinunciava a prescindere sia a sviluppare la massima potenza di
fuoco consentita sia alla velocità di manovra. I motivi di questo ritardo nelle
dottrine di impiego può essere spiegato solamente con la scelta, dichiarata o
meno che fosse, fatta dalla case regnante dei Borbone di Napoli di conside-
rare le proprie forze armate come uno strumento di ordine pubblico, prima
ancora che un efficace strumento per una guerra ad alta intensità e una forza
deterrente nei confronti di una invasione, sia dal mare che dalla terraferma.
Esisteva comunque un elemento di eccellenza, dato dai battaglioni di
Cacciatori, che al Volturno non mancarono di far sentire tutto il loro peso.
Formati su 8 compagnie di 160 uomini (tutti armati con fucili a canna riga-
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ta ), nella manovra e nel combattimento si suddividevano in quattro divisio-
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ni di due compagnie ciascuno . Tale organizzazione interna consentiva ai
comandanti di compagnia una notevole indipendenza di movimento, permet-
teva lo sfruttamento di situazioni tattiche a loro favorevole e la disposizione
degli uomini a ranghi allargati conferiva l’innegabile vantaggio di poter uti-
lizzare tutti gli appigli tattici che il terreno consentiva loro.
Ma nel 1860 l’esercito del Regno delle Due Sicilie aveva altri problemi,
oltre a quello di inerente alle dottrine di impiego. Come già aveva avvertito
trent’anni prima il generale Oudinot, la spaccatura interna tra l’elemento sici-
liano e quello napoletano minavano senza rimedio l’efficienza bellica dell’ar-
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mata . Quindi la diffidenza e l’ostilità esistente tra truppa nazionale e i reg-
gimenti svizzeri era l’ennesima prova di quella che veniva riconosciuta coma
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una nuova prova della mancanza di omogeneità dell’esercito . I quattro reg-
23 Nel 1860 erano disponibile due modelli di carabina per Cacciatore, la Mod. 1849 con
canna da 32” e la più recente Mod. 1860 con canna da 28”. Entrambe le ordinanze ave-
vano una batteria a luminello e un calibro di 17,5 mm. Cfr. S. Masini, G. Rotasso, Armi
da Fuoco. Le armi individuali dal ‘500 ad oggi, Milano 1987, p. 142. La fanteria di linea
aveva ricevuto armamento analogo, ottenuto tramite rigature delle proprie armi origina-
riamente a canna liscia. Trevelyan, Garibaldi and the making of Italy cit., p. 327.
24 L’Ordinanza di Sua Maestà per gli Esercizj cit., Vol. II, pp. 181-183.
25 Oudinot, De l’Italie cit., pp. 45-57.
26 Oudinot, De l’Italie cit., p. 57.