Page 285 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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Volturno 1860. l’ultima battaglia                                  285























                Le tattiche di combattimento dell’esercito borbonico secondo L’ordinanza di Sua Maestà per gli
                esercizj e le evoluzioni delle truppe di fanteria del 1846. La fanteria ordinaria, dispiegata in
                linea per enfatizzare al massimo la propria potenza di fuoco, o in colonna per i movimenti più
                rapidi, era sopravanzata da un velo di fanteria leggera con compiti di copertura e “prepara-
                zione” del fronte avversario. Molto più spesso nel corso della campagna del 1860 i battaglioni
                cacciatori operarono autonomamente, inseriti in apposite brigate. Le unità di cacciatori ave-
                vano l’abitudine di dividersi in due battaglioni di manovra, dette “Sezioni”, per aumentare la
                loro flessibilità tattica e le capacità di comando e controllo da parte degli ufficiali.


                  Nonostante le ottime caratteristiche balistiche dei fucili a sua disposizione,
               le spedizioni inglesi servirono a Garibaldi solo ad armare la totalità delle sue
               forze. Molti dei suoi uomini semplicemente non sapevano come impiegare
               nel modo migliore un fucile rigato, e sebbene in generale l’intera forza era
               armata con gli Enfield, pochi conoscevano come impiegare in modo corretto
               queste  mortifere  armi,  e  il  mirino  sembrava  solo  una  superfluità.  [...]  Un
               moschetto o un fucile, sessanta colpi di munizione, una bottiglia di acqua e
               per la maggior parte un tascapane vuoto, e questo era tutto l’impedimenta di
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               un garibaldino . Anche il moschetto non era un’arma disprezzabile per le
               tattiche di Garibaldi, che prevedevano di avvicinarsi velocemente il più pos-
               sibile  al  nemico,  e  a  quel  punto  si  doveva  impiegare  la  baionetta.  Questi
               moschetti avevano la mira regolata per il tiro a 300 iarde. Ma dopo le prime



               35  C. F. Forbes, The Campaign of Garibaldi in the Two Sicilies. A personal nattarive, Edin-
                  burgh-London 1861,  p. 92. Si noti che lo stesso problema venne riscontrato nell’adde-
                  stramento delle reclute durante la Guerra Civile Americana, le quali non poterono essere
                  addestrate all’uso efficace delle nuove armi rigate, la cui dottrina di impiego rimase so-
                  stanzialmente la stessa dei fucili a canna liscia. P. Griffith, Battle Tactics of the American
                  Civil War, Ramsbury 1987, pp. 87-90.
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