Page 321 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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Plebisciti e annessioni (1860). il dibattito al Parlamento subalPino.  321


               seno quella genia di perturbatori che aizzano gli uomini gli uni contro gli
               altri, profanando i santi nomi di religione e di patria, allora, o Nizza! i tuoi
               bei colli, il magnifico tuo cielo, e l’aura balsamica dei tuoi giardini, a bearse-
               ne il visitatore straniero non temerà più la lurida lue del preposto del poliziot-
               to e del gendarme...”.

                  Gli argomenti strategici  e diplomatici  ebbero una larga parte dei molti
               interventi  alla Camera  come  al  Senato.  Valga  per  tutti  quello  di  Urbano
               Rattazzi il quale, rivolgendosi a Cavour affermava:

                  “...la Sua politica che lo condusse al punto di dover cedere non solo la
               Savoia, ma anche Nizza che è provincia italiana, non è certo una politica che
               sia molto buona, né nazionale; quando si vuole fare l’Italia, quando per farla
               non siamo ancora a mezzo cammino, quando la parte che dobbiamo ancora
               percorrere è la più ardua e disastrosa, non s’incomincia per cedere una parte
               di questa Italia; quando vogliamo liberare l’Italia dagli stranieri, mentre lo
               straniero è ancora in Italia, non se ne introduce un altro...”.
                  Le discussioni nell’unico ramo elettivo del Parlamento Subalpino furono
               di acceso confronto di oltre quaranta oratori tra le due tesi, dell’accettazione
               o del rifiuto. Da segnalare gli interventi di Francesco Domenico Guerrazzi
               (25 maggio), di Lorenzo Pareto (28 maggio) e fuori dall’aula di Giuseppe
               Mazzini e di Carlo Cattaneo tutti contrari. Nella Camera dei deputati, si può
               affermare che, sul piano numerico, gli interventi contrari furono i più nume-
               rosi ed i più rumorosi. Contro costoro e contro tutti gli oppositori, valga la
               citazione del forte e contrastato discorso di Cavour che affrontò, in modo
               disacratore, il fondo della questione affermando tra l’altro:
                  “...Veniamo  a  Nizza.  Gli  avversari  pretendono  che  Nizza  è  italiana.
               Rattazzi lo deduce da ciò, che tanti secoli fa, Nizza spontaneamente si era
               data all’Italia. Ciò torna a maggior lode di loro. Malgrado ciò, la contea di
               Nizza non è italiana. Una buona metà di essa ha comunicazioni facili con la
               Francia...La lingua che ivi si parla è quella che si parla a Marsiglia, a Grasse,
               ad Antibo, ecc. I nicesi parlano francese o provenzale...No! Nizza non è ita-
               liana. Lo ripeto con pieno convincimento...”.

                  Le parole di Cavour suscitarono, com’era  prevedibile,  molte  agitazioni
               nell’aula e molte dichiarazioni contrarie che denunciarono l’antipatriottismo
               di Cavour, ma al momento del voto, queste tesi ebbero la peggio, in quanto i
               risultati dello scrutinio diedero una schiacciante maggioranza a favore della
               ratifica della cessione. Le scelte del sovrano e di Cavour trionfarono. Alla
               Camera dei deputati i voti favorevoli alla cessione furono più dell’87 percen-
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