Page 322 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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322 Il RIsoRgImento e l’euRopa. attoRI e pRotagonIstI dell’unItà d’ItalIa.
to dei voti espressi. Non si deve neppure credere che la conclusione del dibat-
tito al Parlamento Subalpino, che dopo il voto della Camera ricevette anche
l’approvazione del Senato (con 92 sì contro 10 no), avesse esaurito l’insieme
delle discussioni circa la cessione di Nizza e della Savoia e sopratutto circa
la legittimità dell’operato del governo. Poco dopo lo stesso Cavour subirà le
conseguenze negative delle sue affermazioni. Intanto la ratifica delle decisio-
ni parlamentari si ebbe con il Regio Decreto dell’11 giugno 1860 mentre per
l’applicazione dell’articolo 3 del trattato sulla fissazione della nuova frontie-
ra, il Decreto fu pubblicato il 29 ottobre 1861.
Le dichiarazioni, gli opuscoli ed i manifesti a questo riguardo furono mol-
tissimi, ma, in genere, il loro tono ricalcava la natura del dibattito alle assem-
blee subalpine; e pertanto sarebbe ripetitivo volerne seguire le argomentazio-
ni di vario genere a favore o contro le posizioni del governo e specialmente
a proposito delle dichiarazioni di Cavour. Gli accenti erano di dolore, di natu-
ra giuridica, di natura sentimentale o di preoccupazione strategico-militare.
La posizione del governo pareva arroccata sull’inevitabilità del subire il
‘ricatto’ dell’imperatore, anche perché la posta in gioco era veramente enor-
me: o realizzare in gran parte il sogno unitario, annettendo cospicui territori
nella penisola, pur con la perdita di due regioni storicamente legate alla casa
regnante, o accettare l’incerta sorte di una controversia che Parigi poteva, con
l’accordo di Vienna e magari di Berlino, suscitare a proposito di quell’ingen-
te rimaneggiamento geopolitico che gli ultimi eventi politici stavano appor-
tando nella penisola italiana e nei suoi equilibri.
L’elemento che fu del tutto assente nelle discussioni di entrambe le came-
re, fu quello legato ai plebisciti ‘popolari’. Nessuno degli intervenuti ne fece
cenno, né diede ai suoi risultati un qualche valore di prova: i deputati, eletti
da un elettorato di censo elevato, ed i senatori, tutti di nomina regia, non
parvero doversi dedicare a qualsiasi esame di quelle vicende. Probabilmente
la loro fu una scelta collettiva che, in sostanza, non riconosceva ai suffragi
popolari un qualche valore, bensì una operazione di facciata alla quale, per
ragioni di opportunità, non conveniva opporsi, pur non dando ad essa quella
valenza decisiva che qualcuno aveva enunciata e che il governo voleva rea-
lizzare.
Ma se la tesi di Cavour, specialmente su Nizza ‘non italiana’ ebbe, al
momento cruciale delle discussioni nel Parlamento, una conferma da parte di
deputati e senatori, essa non fu dimenticata da Garibaldi animato da una tena-
ce opposizione contro quelle parole. E questa animosità di Garibaldi ebbe una
clamorosa conferma allorquando nella discussione al Parlamento ‘italiano’