Page 36 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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36 Il RIsoRgImento e l’euRopa. attoRI e pRotagonIstI dell’unItà d’ItalIa
confine alpino. Il 21 marzo il maggior generale Giuseppe Ricci dello S.M.
sardo, estensore del “Parere sopra la nuova frontiera verso la Francia dalle
Alpi al mare”, avverte che se “tutta la valle della Roja dovesse cedersi, in
allora non sarebbe che con la preponderanza delle forze che si potrebbe impe-
dire l’avanzarsi del nemico nella Riviera, e quindi potrebbe ritenersi aperta
da questo lato l’entrata negli Stati”, vale a dire al Piemonte e alla Riviera di
Ponente. Come già a suo tempo ha notato Napoleone I, la linea difensiva della
Roja presenta le migliori caratteristiche: a destra va dal monte Clapier fino
all’Authion su posizioni solide che si prolungano al centro fra l’Authion e la
Croce di Moriaga, mentre la sinistra può appoggiarsi al contrafforte che sepa-
ra la Nervia dalla Roja, presentandosi anch’essa “molto forte salvo nella parte
estrema verso il mare ove dovrebbe essere munita di opere di fortificazione
campale. Però questa parte rimane coperta dal forte di Ventimiglia che il
nemico dovrebbe espugnare prima di attaccarla seriamente onde impadronir-
si della via del Littorale”. Ad abundantiam, Giuseppe Ricci suggerisce di
conservare, se possibile, altre due possibili linee difensive più avanzate ad
ovest, di rilevanza minore. Per il resto della frontiera verso nord fino alla
Svizzera, la sola possibilità che ha il governo di Torino, dovendo cedere la
Savoia alla Francia, consiste nell’aggrapparsi allo spartiacque come alla linea
irrinunciabile di difesa dello Stato, che l’art. 3 del Trattato del 24 marzo lo
autorizza a sostenere.
Il nuovo confine infatti sarà fissato su queste basi. Cavour e Luigi Carlo
Farini, i plenipotenziari del Regno di Sardegna che firmano l’accordo, tengo-
no ben presenti le osservazioni dei militari, riuscendo a conservare sostanzial-
mente l’indispensabile linea del Roja nel settore meridionale, mentre per il
resto ci si attesta lungo lo spartiacque. È, nel complesso, una buona frontiera,
anche se l’arretramento territoriale non può essere indolore: la cessione della
contea di Nizza renderà infatti impossibile conservare le due linee di difesa
più occidentali indicate dal Ricci – peraltro assai meno importanti della terza
– e nel settore del Moncenisio il forte dell’Esseillon, resterà fuori dai confini
del Regno, contrariamente a quello che avrebbe voluto Cavour. Si può ricor-
dare che nel 1872, ad unità d’Italia conseguita, il colonnello Agostino Ricci
riconoscerà che il Trattato di Torino del 1860 non ha tolto all’Italia la possi-
bilità di difendersi sulle Alpi, anzi, le ha garantito piuttosto un vantaggio
locale perché ha conservato al Paese il possesso della linea di displuvio.
Resta ferma l’idea portante che ai fini generali della difesa “le Alpi si
devono difendere sul Po”, motivo per cui il ruolo del confine alpino è solo
quello di ritardare la marcia del nemico e guadagnare tempo per radunare
l’esercito in pianura. I rafforzamenti locali previsti, pertanto, vanno inquadra-