Page 32 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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            Girolamo Napoleone (plon plon), cugino dell’Imperatore, e Maria Clotilde
            di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele, rafforzerà l’unione degli alleati, che
            con la guerra toglieranno all’Austria la Lombardia, il Veneto e l’egemonia in
            Italia. Così il Regno di Sardegna diventerà Regno dell’Alta Italia, incorporan-
            do le regioni strappate all’Austria, più l’Emilia, a spese dei duchi di Parma e
            Modena e del Papa, i cui possessi sarebbero stati ristretti a Roma e al territorio
            intorno, mentre tutto il resto d’Italia sarebbe stato diviso in due Stati. Secondo
            gli auspici francesi più ottimisti, questi andranno a due principi napoleonidi:
            quello dell’Italia centrale a Girolamo Napoleone, e quello di Napoli, tolto ai
            Borboni, a Napoleone Carlo Luciano Murat, secondogenito di Gioacchino;
            ma una simile egemonia francese sulla penisola è talmente contraria agli in-
            teressi di Torino che un  accordo del genere, anche se strappato per necessità,
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            nascerà morto.   Quanto ai compensi da riconoscere alla Francia, l’art. 12
            tenta di salvare Nizza in base al principio di nazionalità, e parla solo di cedere
            la Savoia, ad eccezione del forte di Esseillon, al Moncenisio, che dovrebbe
            rimanere ai sardi.
               Le trattative modificheranno in senso più generico e meno favorevole a
            Torino l’intesa, compattata in 6 articoli e firmata a ridosso del matrimonio,
            ma retrodatata ufficialmente a dicembre 1858 per evitare che il trattato e lo
            sposalizio apparissero così evidentemente collegati.
               Aprile 1859: il 23 arriva l’ultimatum austriaco, il 26 Torino lo respinge,
            mentre i francesi già sbarcano. È la guerra, e subito, il 27, Firenze caccia
            Leopoldo II di Lorena, annunciando la propria annessione alla Sardegna; il 3
            maggio, anche Parma si solleva e l’11 è la volta di Modena. L’insurrezione di
            Firenze è decisiva perché la rivoluzione italiana varca gli Appennini e si col-
            lega col Nord. Salta il vecchio assetto, ma saltano anche i progetti napoleoni-
            ci per l’Italia: il 12 giugno gli austriaci lasciano Bologna e poi tutte le altre
            province delle Romagne, dove si instaura il governo provvisorio di Cipriani.
            Nei territori insorti ufficiali  piemontesi  addestrano e organizzano eserciti
            locali: tutti gli italiani che aspirano all’Unità, cominciando dal governo di
            Torino, hanno fatto proprio lo slogan famoso di Ricasoli: “marciare avanti,
            andare così lontano che non sia possibile tornare indietro”. Con questo clima
            si arriva il 24 giugno all’ultima, sanguinosa battaglia della guerra e all’armi-
            stizio di Villafranca.
               Il ritorno al potere del conte di Cavour, all’inizio del 1860, segna una fase




            3  M. Battesti, La Marine de Napoléon III, Paris, Service Historique de la Marine, 1997, II,
               p. 798.
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