Page 28 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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            tico  appena  ricordato,  manifestando  apertamente  e clamorosamente  il  suo
            consenso alla rivoluzione  italiana.  Il 27 ottobre Lord John Russell spedì,
            infatti, il suo famoso dispaccio nel quale, dopo aver giustificato la rivoluzio-
            ne italiana richiamandosi alla Glorious Revolution inglese del 1688 e parago-
            nando Vittorio Emanuele II a Guglielmo d’Orange, riaffermava esplicitamen-
            te il «principio di non-intervento» e il diritto dei popoli a ribellarsi contro un
            governo da essi ritenuto ingiusto e tirannico. In base a tale principio un popo-
            lo aveva il diritto  di ribellarsi al suo legittimo  sovrano e di ricevere  aiuti
            dall’estero, o addirittura uno Stato poteva inviare volontari ad attaccarne un
            altro senza dichiarazione di guerra, come nel caso dell’impresa di Garibaldi
            nel 1860; il Sovrano legittimo non aveva però il diritto di chiedere l’aiuto di
            un altro Principe.  Cavour  ringraziò  Russell  per  «l’immenso servigio  reso
            all’Italia». I contemporanei e la storiografia hanno variamente giudicato la
            politica britannica ed in particolare questo dispaccio di Russell. La vecchia
            storiografia d’ispirazione liberale lo ha considerato la manifestazione più alta
            di una coerente posizione di sostegno al liberalismo ed al Regno di Sardegna.
            Gli storici più recenti hanno sostenuto invece che esso fu tanto più roboante
            proprio perché la Gran Bretagna voleva far dimenticare le sue oscillazioni sul
            problema italiano nelle fasi in cui l’evoluzione degli avvenimenti sembrava
            prefigurare un aumento dell’influenza francese. Certamente Londra fu fortu-
            nata che nessuna Potenza conservatrice intervenisse, obbligandola a dimo-
            strare se il suo sostegno al Risorgimento si limitava ai proclami o era disposto
            anche ad un intervento militare.
               Invano il 28 settembre Pio IX denunciò l’inganno della disinvolta applica-
            zione del principio di non intervento  con un’allocuzione al Concistoro:
            «Frattanto non possiamo astenerCi dal deplorare, oltre agli altri, quel funesto
            e  pernicioso  principio,  che  chiamano  di  non  intervento,  da  certi  Governi
            poco tempo fa, tollerandolo gli altri, proclamato ed usato ancora quando si
            tratti dell’ingiusta aggressione di qualche Governo contro un altro ... Ed è
            veramente cosa da stupire, che al solo Governo Piemontese sia lecito di vio-
            lare impunemente un tal principio e di averlo in ispregio».
               Sempre a fine ottobre si erano riuniti a Varsavia i tre sovrani conservatori,
            Francesco Giuseppe I, Imperatore d’Austria, Alessandro II, Zar di Russia, e
            Guglielmo I, Re di Prussia. Ma la Santa Alleanza non rinacque. L’Austria e
            Prussia non diedero mano libera alla Russia nel Vicino Oriente; Vienna non
            fece concessioni alla Prussia in Germania e non ottenne quindi l’avallo né di
            Berlino né di San Pietroburgo ad una riscossa conservatrice in Italia. Uno dei
            massimi  teorici dello  Stato prussiano, lo storico Heinrich von  Treitschke,
            presentò ai tedeschi l’unificazione italiana come un modello, ed il suo artefi-
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