Page 64 - Il Risorgimento e l'Europa - Attori e protagonisti dell’Unità d’Italia nel 150° anniversario - Atti 9-10 novembre 2010
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               In ogni caso gli Stati italiani e principalmente il Regno di Sardegna e quel-
            lo di Napoli dovettero sostenere, specie nello scorcio del secolo XVIII ingen-
            ti spese militari, che misero al malpartito i rispettivi bilanci.
               All’epoca il prelievo fiscale sul quale si reggevano gli Stati era in gran
            parte basato su dazi interni, dazi doganali esterni, privative corrispondenti
            alle attuali accise, ed altri balzelli, mentre assolutamente trascurate erano le
            imposte fondiarie e le altre imposte dirette che gravavano sui grandi feudata-
            ri e proprietari  terrieri, della  cui  fedeltà le  case  regnanti  avevano  assoluta
            necessità. Costoro quindi avevano un forte potere di ricatto che Re e Principi
            erano costretti ad accettare per non correre pericolose avventure.
               Quindi il prelievo fiscale veniva a incidere sulle classi più deboli alle quali
            era diretta appunto la imposizione indiretta.
               In periodi di guerra, le ingenti spese militari occorrenti imponevano un
            aumento, talora cospicuo, delle aliquote fiscali che portava la massa della
            popolazione spesso al di sotto della soglia di sopravvivenza.
               L’aumento eccessivo delle aliquote fiscali costituisce però un forte incen-
            tivo a non pagare le imposte, che nel caso delle imposte dirette è denominato
            “evasione”, mentre nel caso di dazi interni, doganali, accise e monopoli è
            denominato “contrabbando”.
               Il contrabbando, endemico tra le frontiere degli Stati europei da sempre,
            assunse aspetti preoccupanti per le rispettive finanze verso la fine del ‘700
            imponendo ai governanti di ricorrere a misure straordinarie.
               A quei tempi il sistema di riscossione dei tributi constava nel conferimen-
            to  di  appalti  a  privati  imprenditori.  L’appaltante  si impegnava  a  versare
            all’erario un importo annuo prefissato e concordato ed aveva il diritto di trat-
            tenere quanto incassato dai contribuenti soggetti alle imposte. Era anche a suo
            carico  il mantenimento  dell’apparato  per la riscossione e per il  controllo,
            generalmente affidato a milizie private.
               Naturalmente se gli incassi erano superiori al corrispettivo versato all’era-
            rio ed alle spese di riscossione, l’appaltatore godeva di un utile di gestione,
            in caso contrario subiva una perdita.
               È intuitivo come il sistema si prestasse ad abusi e vessazioni nei confron-
            ti dei contribuenti, specie da parte degli incaricati dei controlli, spesso reclu-
            tati  tra  persone  di  dubbia  moralità,  talvolta  tra  autentici  delinquenti,  che
            invece di reprimere il contrabbando, lo favorivano.
               Queste le ragioni che in quel periodo indussero i Principi regnanti ad assu-
            mersi direttamente l’onere del controllo e quindi della repressione degli ille-
            citi.
               Per non incorrere in spese eccessive, il sistema escogitato fu semplice ed
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