Page 71 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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                La maggiore peculiarità di queste truppe era, inoltre, la dotazione di un equi-
             paggiamento britannico, spesso usurato, l’assenza di unità corazzate, di artiglieria
             pesante e da montagna.
                Il Marras quindi si dedicò già dopo la firma del Trattato di Pace al riordinamen-
             to dell’Esercito, che era incentrato principalmente su:
             -  un equipaggiamento di qualità migliore;
             -  un riarmamento completo dell’Esercito;
             -  la trasformazione delle divisioni binarie in ternarie;
             -  la costituzione di reparti di completamento da affiancare ai reparti già esistenti
                dell’Esercito.
                Quest’ultimo punto lo si evince con fermezza nella “Memoria sulla Necessi-
                                           14
             tà di Riarmamento dell’Esercito”  dove, inoltre, viene fatta presente ancora una
             volta la ristrettezza delle clausole del trattato di pace: “…è ben vero che il trattato
             di pace nella sua lettera (art. 53) vieta che l’Italia possegga materiale da guerra ec-
             cedente, per l’Esercito, alle necessità della forza autorizzata (al massimo 195.000
             u.), ma una rigida interpretazione di tale disposizione renderebbe praticamente
             inefficiente qualsiasi ordinamento dell’Esercito, i cui reparti non avrebbero pos-
             sibilità alcuna (non disponendo dei materiali necessari) per passare dal piede di
             pace a quello di guerra.”
                “In sostanza, perché l’Esercito possa avere l’efficienza voluta, è CONDIZIO-
             NE AssOLUTA che si addivenga al suo RiARmAmENTO e lo si fornisca dei
             materiali occorrenti.
                […] la visione del fabbisogno non può limitarsi alle unità previste dal progetto
             di nuovo ordinamento, cioè […] i reparti esistenti dell’Esercito, ma si deve esten-
             dere necessariamente ad unità complementari – che si considera indispensabile
             costituire in caso di emergenza – ed ai reparti territoriali, compresa quella contra-
             erei..”
                Tuttavia le pressioni dell’autorità politica italiana e alleata circa la priorità da
             conferire al concorso al mantenimento dell’ordine pubblico da parte dell’Eserci-
             to, mantenimento che era una clausola essenziale per entrata dell’Italia nel Patto
                      15
             Atlantico,  portò alla formazione di un esercito di campagna così proposto dal
             Capo di stato maggiore dell’Esercito marras: 16



             14  Documento 17 del “Carteggio Marras” in L. Nuti, l’esercito italiano nel secondo dopo
                guerra, 1945-1950, pp. 369-370, UFFICIO STORICO – SME, Roma 1995
             15  F. Stefani, La storia della Dottrina e degli Ordinamenti dell’Esercito italiano, Vol. III,
                Tomo I, Dalla Guerra di Liberazione all’Arma atomica tattica, p. 565, UFFICIO STORICO
                – SME, Roma 1987.
             16  Documento  17,  allegato  II,  del  “Carteggio  Marras”  in  L.  Nuti,  l’esercito  italiano  nel
                secondo dopo guerra, 1945-1950, p. 371, UFFICIO STORICO – SME, Roma 1995
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