Page 75 - Atti 2012 - L'Italia 1945-1955. La Ricostruzione del Paese e le Forze Armate
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II SeSSIone - Forze ArmAte e SocIetà 75
Il contributo della Marina alla ricostruzione dell’Italia
Francesco loriGa 1
opo trentanove mesi di guerra ed il periodo di cobelligeranza a fianco degli
D anglo-americani la Marina si ritrovò, alla fine del conflitto, ad affrontare un
consuntivo delle proprie forze e delle proprie potenzialità, nonché a cercare di
individuare un proprio ruolo nel nuovo contesto internazionale che si era andato
definendo. In effetti il naviglio disponibile alla cessazione delle ostilità costitui-
va uno strumento di tutto rispetto, ma tale situazione, che negli intendimenti di
coloro che negoziarono l’armistizio nell’estate del 1943 voleva rappresentare un
adeguato strumento che consentisse all’italia di far valere un proprio peso ed un
proprio ruolo nel contesto mediterraneo post-bellico, fu rapidamente fatta peggio-
rare. Le pesantissime condizioni del Trattato di Pace firmato a Parigi il 10 febbraio
1947, un vero e proprio “Diktat” come fu subito chiamato, furono devastanti per
la Marina, obbligandola di fatto a rinunciare ad avere una flotta. Ma, in quei fran-
genti, il pur fondamentale ruolo politico e strategico costituito dall’avere ancora
a disposizione delle unità combattenti fu superato dalla contingente necessità di
fornire ogni sforzo per permettere al Paese di ripartire economicamente.
Mentre quindi le corazzate, ovvero il nocciolo della flotta combattente, erano
ancora internate a malta ed ai Laghi Amari (sarebbero rientrate in Patria solo nel
1948), la Marina fu utilizzata per iniziare a liberare le acque metropolitane ed i
porti nazionali dalle migliaia di ordigni esplosivi che vi si trovavano e che rap-
presentavano il più grande pericolo per la navigazione. Parimenti altra necessità
prioritaria era quella di liberare i porti, in particolare quelli del Nord Italia, dai
relitti delle navi affondate al loro interno. Appare infatti del tutto superfluo riba-
dire come il problema del recupero del naviglio affondato per cause belliche nei
porti e nei fondali accessibili al lavoro umano, nonché il libero accesso agli stessi,
fosse tra i più importanti ed urgenti per la ripresa economica della Nazione. Tanto
più lo era nella critica fase della ripresa nazionale, durante la quale i trasporti ma-
rittimi erano oltremodo preziosi per integrare quelli ferroviari mal ridotti e quelli
motorizzati aventi uno scarso numero di automezzi a disposizione ed una viabilità
decisamente insufficiente.
1 Capitano di Vascello, Capo dell’Ufficio Storico della Marina, laureato in Scienze
marittime e navali all’Università di Pisa. Ha comandato le fregate Libeccio e Scirocco ed il
cacciatorpediniere ardito.