Page 207 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             to; rifornimento materiali di artiglieria; rifornimento materiali del genio; telegra-
             fico; postale; veterinario; della manutenzione stradale; delle tappe; dei trasporti.
             La stabilità del fronte semplificò molto il problema logistico, almeno per quanto
             riguardava la logistica di distribuzione. Più complesso fu il funzionamento degli
             organi di produzione che si sviluppò, conflitto durante, con nuove procedure e
             nuove prospettive.
                Nel complesso l’Esercito entrò in guerra con una dottrina d’impiego alline-
             ata con quella degli altri eserciti belligeranti, anzi, nonostante il dogmatismo di
             Cadorna, la dottrina italiana presentava caratteristiche di minor rigidezza di altre
             ed in alcuni settori, come quello della cooperazione fanteria-artiglieria e dell’im-
             piego dell’artiglieria in generale, era all’avanguardia. Tuttavia la nostra dottrina,
             come quella degli altri eserciti, non era idonea a riaffermare la superiorità dell’of-
             fensiva sulla difensiva che, pertanto, rimase la forma di combattimento principe
             di tutta la guerra.


             Il teatro d’operazioni

                La linea di confine del 1915 era quella, piuttosto sfavorevole, lasciata all’Italia
             del trattato di Vienna del 1866. Tale linea si svolgeva come una grande S maiusco-
             la disposta sulle Alpi venete in senso orizzontale, facendo in modo che l’Austria
             penetrasse nel territorio italiano ad ovest, con un largo cuneo, avente la sua base
             sulla linea Stelvio-Cima Vanscuro (km 160) ed il suo vertice spinto sull’Adige fin
             quasi a Peri (km 160 dal Brennero e meno di 30 da Verona).
                Questo largo cuneo naturalmente si traduceva in una costante e grave minac-
             cia per il tergo delle forze italiane agenti verso est, mitigata però dalla carente
             potenzialità delle strade e delle linee ferroviarie che vi adducevano dall’Austria.
             L’altra parte della S costituiva il saliente italiano dell’Isonzo, poco pericoloso per
             l’Austria perché terminava contro i primi contrafforti della grande catena delle
             Alpi Giulie e contro il primo gradino carsico.
                Nel suo insieme il teatro d’operazione poteva essere suddiviso in due zone nel
             senso dei paralleli, la prima a nord, prevalentemente montuosa, e la seconda a sud,
             pianeggiante.
                Tra i vari fiumi solcanti la pianura con andamento generale meridiano, il Piave
             era quello che meglio si prestava ad una rapida, economica ed efficace difesa.
             “Esso costituisce, infatti,  un buon ostacolo passivo; offre ottime condizioni tat-
             tiche sia per i forti appoggi d’ala sia per il leggero dominio dei terreni di riva
             destra su quelli di riva sinistra; rappresenta, inoltre, la linea più breve che con-
             giunge il piede delle Prealpi (Massiccio del Grappa – Prealpi Bellunesi) con la
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             zona lagunare” .

             6   L’esercito italiano nella grande guerra (1915-1918) vol. I, USSME, Roma 1927, pag. 308.
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