Page 209 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             tiva superiorità dell’esercito imperiale. Ma nell’estate-autunno del 1914 la situa-
             zione strategica era mutata: l’Austria-Ungheria impegnata con la Serbia e con la
             Russia non era in condizioni di prendere l’iniziativa sul fronte italiano e Cadorna
             aveva, di conseguenza, ribaltato il tradizionale orientamento difensivista.
                Cadorna, infatti, aveva stabilito: difensiva sul fronte trentino; offensiva a fon-
             do sul fronte Giulio in direzione di Lubiana e Zagabria; eventuali offensive con-
             correnti dal Cadore e dalla Carnia.
                Il piano, in apparenza ambizioso, si giustificava con un presupposto fondamen-
             tale: il concorso dell’esercito serbo dalla bassa Sava verso Lubiana e dell’esercito
             russo dai Carpazi nella pianura ungherese.
                Lo schieramento dell’Esercito italiano fu attuato di conseguenza:
             -  1  armata: settore Trentino-Adige, dallo Stelvio alla Croda Grande (Gen. Bru-
                 a
                sati);
                 a
             -  4  armata: settore Cadore, dalla Croda Grande al M. Peralba (Gen. Nava);
             -  Zona Carnia (comando autonomo; poi II corpo d’armata alle dipendenze diret-
                te del Comando Supremo): da M. Peralba a M. Maggiore (Gen. Lequio);
                 a
             -  2  armata: da M. Maggiore a Prepotto (Gen. Frugoni);
                 a
             -  3  armata (del Carso): da Prepotto al mare (Gen. E.F. Di Savoia).
                Complessivamente  569  battaglioni,  179  squadroni,  512  batterie  di  cui  due
             quinti schierati a sbarramento dei 560 km di frontiera intercorrente tra lo Stelvio e
             M. Canin, due quinti sui 70 km del fronte Giulio, un quinto in riserva.
                Per quanto riguarda il piano d’operazione austro-ungarico occorre dire che
             il Capo di Stato Maggiore imperiale, Conrad, in un primo tempo aveva pensato
             ad un’azione risolutiva contro l’Italia: raccogliere una forte massa nella conca di
             Lubiana ed aspettarvi gli Italiani per batterli in modo definitivo. Per l’attuazione
             di questo piano egli aveva richiesto il concorso di 10 divisioni tedesche; il rifiuto
             germanico obbligò a cambiare progetto. Conrad stabilì allora di resistere sulle
             ottime posizioni difensive del confine per logorare le forze italiane con il mini-
             mo delle proprie, continuando intanto nelle azioni in corso contro la Russia per
             sfruttare il successo. Le posizioni di confine furono quindi solidamente preparate
             a difesa, completando ed aumentando l’efficienza della fortificazione permanente
             esistente già da anni.
                Oltre agli sbarramenti montani furono eseguiti grossi lavori sul Rombon, su
             Monte Nero, alle teste di ponte di Tolmino e di Gorizia e sul Carso.
                L’esercito austro-ungarico, alla fronte italiana, deciso quindi a tenere, almeno
             per il momento, un atteggiamento difensivo, si schierò così:
             -  Armata del Tirolo, dallo Stelvio al M. Peralba;
             -  Armata della Carinzia, dal M. Peralba all’alto Isonzo;
             -  Armata dell’Isonzo, dall’alto Isonzo fino al mare.
                In complesso 234 battaglioni, 21 squadroni, 155 batterie.
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