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238 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
quella del tipo M, ne era ritenuto possibile l’impiego nella ricognizione a patto di
mantenere una distanza di sicurezza di 4-5 chilometri dalle artiglierie avversarie,
con l’ulteriore precauzione di operare al crepuscolo per avere condizioni di luce
favorevoli. La ricognizione strategica, che richiedeva di penetrare in profondità
nel territorio nemico, poteva però essere affidata solo ad aeronavi di tipo medio,
in grado di salire a 2.000 metri limitando a 100 chilogrammi l’eventuale carico
di bombe. Nell’azione offensiva, dal momento che per ottimizzare il puntamento
il dirigibile avrebbe dovuto ridurre quota e velocità, veniva raccomandato di sce-
gliere obiettivi d’importanza tale da giustificare il rischio, e soprattutto di agire
con il favore della notte.
Sul tema del bombardamento l’Ispettorato Aeronautico ritornò dopo qualche
settimana, soffermandosi sui dirigibili di media cubatura, i soli capaci di navigare
per una decina di ore e di portare un carico bellico significativo: “Il dirigibile deve
portare la propria offesa lontano e rapidamente; la scarsezza del suo muniziona-
mento non gli permette di battere molti bersagli, quanti ne potrebbe incontrare
sul suo lungo percorso. L’azione offensiva deva avere normalmente un obbiettivo
unico. Questo potrebbe essere un bersaglio molto lontano ma bene determinato
(come un punto di una città, un nodo ferroviario, ecc.) che il dirigibile raggiunge
e batte di notte; ovvero un bersaglio più vicino che dovrà essere riconosciuto in
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precedenza, di giorno, e che quindi, anch’esso di notte, sarà battuto”. In questo
contesto gli obiettivi di interesse potevano essere “al di fuori del campo tattico”,
distanti 200 o 300 chilometri, scelti in funzione della situazione generale, o “nel
campo tattico”, con effetto immediato sul campo di battaglia.
Pochi giorni dopo una Relazione circa l’impiego dei dirigibili del Battaglione
Specialisti riassumeva in dettaglio la situazione dei mezzi e delle infrastrutture.
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Punti di forza dell’organizzazione erano i cantieri di Campalto, presso Venezia, e
di Boscomantico, non lontano da Verona. Il primo aveva due hangar in ferro, di
dimensioni tali da poter ospitare rispettivamente un tipo P e un tipo M, dove erano
dislocati i dirigibili M1 e P4, con il secondo destinato all’atto della mobilitazione
a passare a disposizione della Regia Marina. L’hangar di Boscomantico era in
grado di accogliere un dirigibile tipo P, al momento il P5, ma sarebbe stato presto
modificato, abbassandone il pavimento, per poter ospitare un tipo M. Lontani dal-
la zona di radunata erano il cantiere di Torino Mirafiori, il cui hangar metallico at-
tendeva per la fine di aprile il dirigibile M4, ancora in costruzione, il meno attrez-
zato cantiere milanese di Baggio, con un hangar in legno occupato dal dirigibile
14 Ministero della Guerra, Ispettorato Aeronautico, Ufficio Tecnico e di Manovra, Circolare re-
lativa all’armamento ed all’impiego offensivo delle aeronavi, n. 914 R del 4 febbraio 1915,
AUSSME, Repertorio F-3, Racc. 289, Aeronautica e Dirigibili, 1915-1917.
15 Battaglione Specialisti del Genio, Ufficio Tecnico del Materiale, Relazione circa l’impiego dei
dirigibili, Riservatissimo, 16 febbraio 1915, AUSSMA, Fondo Aerostieri /Dirigibilisti, Racc. 1,
1912-1918.

