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240 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
cannoncini sul dorso dell’aeronave.
All’atto della mobilitazione le aeronavi immediatamente operative sarebbero
state in tutto 4, M1 e P4 del Regio Esercito, Città di Ferrara e Città di Jesi della
Regia Marina, con altre due destinate al Regio Esercito, M3 ed M4, ad uno stato
di approntamento relativamente avanzato.
L’aviazione della Regia Marina
Per quanto il primo brevetto di pilota rilasciato in Italia nel 1909 porti il nome
del sottotenente di vascello Mario Calderara, la decisione di istituire un servizio
aereo della Regia Marina fu presa soltanto nel maggio del 1913, superando così
una situazione che vedeva personale della marina operare nell’ambito di strutture
dell’esercito. Il 17 giugno, presso il 1° Reparto dell’Ufficio del Capo di Stato
Maggiore, fu costituita una Sezione Aeronautica affidata all’allora tenente di va-
scello Giulio Valli, un dirigibilista con una significativa esperienza maturata in
Libia. A sottolineare la crescente importanza della componente aerea, nel marzo
del 1914 la sezione venne portata a livello di reparto, con il compito di provve-
dere all’organizzazione e alla gestione tecnico-operativa del servizio, mentre la
gestione degli aspetti di carattere tecnico-amministrativo passava dalla Direzione
Generale di Artiglieria e Armamenti alla Direzione Generale delle Costruzioni
Navali. La costruzione e l’allestimento dei dirigibili, e l’addestramento dei loro
equipaggi, rimanevano di competenza del Mistero della Guerra.
Gli inizi furono comunque stentati e ancora nell’agosto del 1914 il quadro
era decisamente insoddisfacente. La struttura organizzativa che faceva capo al 5°
Reparto dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore comprendeva i due aeroscali di
Ferrara e Jesi, il primo dei quali ospitava il dirigibile M2 mentre il secondo era
in attesa del V1, in collaudo a Vigna di Valle, un terzo aeroscalo in costruzione
a Pontedera e le stazioni idrovolanti di Venezia e La Spezia con 14 macchine
di vario tipo, tutte di scarso valore bellico. In prospettiva occorreva innanzitutto
rafforzare il dispositivo sul versante adriatico e così, mentre si giungeva ad un ac-
cordo con il Ministero della Guerra sull’utilizzo del cantiere dirigibili di Campalto
e dell’aeronave P4, fu dato il via ai lavori per l’impianto di stazioni idrovolanti
a Porto Corsini, Pesaro e Brindisi, concentrando nel frattempo a Venezia le mac-
chine migliori e chiudendo per il momento la stazione della Spezia. Per quanto
riguardava il “servizio di squadra” venne deciso di ritirare i pochi idrovolanti
imbarcati sulla corazzata Dante Alighieri e sugli incrociatori Amalfi e San Marco,
dove erano poco utilizzati e sistemati in modo precario sul ponte di coperta, e di
utilizzare invece navi appoggio appositamente attrezzate, a cominciare dal vec-
chio incrociatore Elba modificato per poter accogliere tre idrovolanti tipo Curtiss
e un drachen. Anche sull’Elba questi mezzi erano però esposti alle intemperie ed

