Page 249 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             Cirenaica, appena acquisite, ove già dall’inizio del 1914 i presìdi italiani erano
             stati progressivamente e alquanto rapidamente cacciati, ad opera delle formazioni
             ribelli fomentate e organizzate da consiglieri ottomani, dalle regioni interne verso
             pochi capisaldi della fascia costiera. Peraltro quella campagna aveva consolidato
             la capacità dell’Arma sia nell’organizzazione della polizia militare, sia nel con-
             trollo e sostegno delle popolazioni locali, mettendone in evidenza la compattezza
             e la disciplina soprattutto nella fase critica della ritirata delle truppe nazionali.
                In patria i Carabinieri, oltre che nel contrasto alla criminalità comune e orga-
             nizzata sia di tipo brigantesco sia mafioso (ricordiamo le indagini connesse con
             il famoso processo “Cuocolo”, che vide nel banco degli imputati molti membri
             di rilievo della camorra napoletana, tra il 1911 e il 1912), erano impegnati nella
             tutela dell’ordine pubblico molto spesso gravemente turbato, a cavallo del secolo,
             da disordini sociali e politici su tutto il territorio nazionale (dai “fasci siciliani”
             del 1893/’94 alla cosiddetta “rivolta dello stomaco” del ‘98 a Milano, sino alla
             “settimana rossa” che, partita da Ancona, incendiò i centri maggiori di tutta la
             Penisola proprio nel giugno 1914). Per fare fronte alle esigenze di pubblica sicu-
             rezza, così come per quelle di mobilitazione nelle campagne militari, l’Arma non
             aveva mai disposto di formazioni “ad hoc” ma vi suppliva implementando l’orga-
             nico dei Comandi più importanti e facendo confluire rinforzi da quelli periferici
             della linea territoriale (come fu ad esempio per i tre Squadroni di scorta al re Carlo
             Alberto, famosi per la carica di Pastrengo del 30 aprile 1848). A questi affiancava
             nuclei di carabinieri “aggiunti”, tratti dal personale delle altre armi dell’eserci-
             to che continuavano a vestire la propria uniforme cui aggiungevano gli alamari,
             non senza delicati problemi interni di natura gestionale. Questa situazione era
             determinata anche e soprattutto perché, diversamente da oggi, costituiva normale
             prassi in ordine pubblico l’impiego di reparti dell’esercito (in genere bersaglieri
             e cavalleggeri). Peraltro la vastità dello Stato e le sempre più frequenti e diffuse
             tensioni interne, con pesante aggravio per le Stazioni dell’Arma spesso con forze
             già sottorganico, avevano convinto tra il 1908 e il 1909 i Comandanti Generali
             Paolo Spingardi e Giuseppe Del Rosso a sottoporre ai ministri della Guerra e
             dell’Interno uno studio/proposta per creare dei Battaglioni Carabinieri, composti
             da carabinieri aggiunti da impiegare sia per mantenere l’ordine, sia per  le opera-
             zioni di soccorso alle popolazioni colpite da gravi calamità, come aveva tragica-
             mente dimostrato il terremoto di Messina appunto del 1908 e di nuovo dimostrerà
             l’altrettanto grave sisma di Avezzano del 1915. Tuttavia i conflitti del 1911/12
             e del 1915/18 fermarono l’iniziativa e si dovrà attendere il 1920 per dare vita a
             quella che sarà l’Organizzazione mobile dell’Arma con la costituzione dei proget-
             tati Battaglioni, allestiti col numeroso personale arruolato nel corso della guerra.
             Sin dal 1915 infatti si dovettero mobilitare numerosissimi reparti (Sezioni, Plo-
             toni, Nuclei etc.) da destinare presso le Grandi Unità per le operazioni connesse
             con le funzioni di polizia militare, nonché, su espressa disposizione del Comando
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