Page 307 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             condizioni dell’esercito austro-ungarico. Innanzitutto la distribuzione delle forze
             alle frontiere: i boemi erano restii a battersi in appoggio alla Germania; al sud,
             contro i serbi, si poteva fare affidamento soltanto sui magiari, insufficienti per
             numero e qualità. Proprio l’elemento magiaro era ritenuto in forte competizione
             con quello austriaco per il comando delle operazioni militari e si pensava che la
             quantità delle munizioni di artiglieria e fanteria non fosse congrua a garantire una
             guerra ad oltranza. I magiari erano giudicati l’unico popolo di indole combattiva,
             ma numericamente insufficiente per assicurare la vittoria della “duplice monar-
             chia”. Da questo punto di vista, l’ingresso in guerra dell’Italia e l’apertura del
             nuovo fronte avrebbero accelerato il corso del conflitto permettendo alle potenze
             alleate di giungere più agevolmente alla vittoria. Unica preoccupazione era la va-
             sta risonanza delle vittorie tedesche a ovest. Gli organi di stampa del Reich erano
             particolarmente attivi e si temeva, dunque, che potessero influenzare l’opinione
             pubblica italiana ridimensionando l’interventismo e rafforzando le argomentazio-
             ni neutraliste. In effetti nello stesso periodo il diplomatico tedesco von Bülov
             veniva inviato a Roma per negoziare ed evitare che l’Italia dichiarasse guerra
             all’Impero austro-ungarico.
                Le rassicurazioni del War Office sull’efficienza delle truppe della coalizione
             anglo-francese furono corroborate dalla vittoria nella controffensiva della prima
             battaglia della Marna. La precipitosa ritirata tedesca animò i giornalisti che usaro-
             no toni trionfalistici presto smorzati dal ministro della Marina, Winston Churchill,
             che riteneva prematuro parlare di vittoria della guerra ma certamente – ammetteva
             – l’esito favorevole della battaglia testimoniava il progressivo ribaltamento della
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             fortuna .
                Tra i toni entusiasti del momento, Greppi tuttavia segnalava un nuovo proble-
             ma:

                   «Risulta che entrambi gli avversari sono oltremodo stanchi: a ridare vigore
                   e spirito aggressivo alle esaurite legioni non sono finora bastati i rincalzi
                   di truppe fresche che sono accorse, e continuano ad accorrere, sul luogo
                   dell’azione» .
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                Nelle missive del tenente colonnello iniziava lucidamente a serpeggiare il ti-
             more di una guerra di posizione, difficile da risolvere e dall’esito incerto.
                Un argomento trattato per la prima volta fu quello dello spionaggio organizza-
             to su vasta scala dai tedeschi. Nel rapporto dettagliato si tratta di segnalazioni fatte
             mediante fumate da alcune case e sostituite nelle ore notturne da fanali colorati
             a intermittenza. Ufficiali e soldati tedeschi in abiti civili o con uniformi francesi
             o inglesi erano rimasti nelle località già sgombrate allo scopo di informare circa



             16  Ibidem.
             17  Ibidem.
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