Page 310 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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310 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
dar luogo a qualche incidente con l’Austria-Ungheria o con l’Impero ottomano
obbligando l’Italia a intervenire.
La stampa inoltre sottolineava come nel Corpo di Spedizione Inglese vi fosse-
ro arruolati molti giovani dell’aristocrazia britannica. Secondo i quotidiani questo
era il motivo per cui lo Stato Maggiore non dava seguito a vaste operazioni milita-
ri che avrebbero avuto probabile successo ma al prezzo di molte vittime.
A fine febbraio l’Ammiragliato rese noto il blocco tedesco delle coste britan-
niche, ma Greppi non segnalava alcun disagio di approvvigionamenti di alcun ge-
nere. Furono disposte nuove precauzioni sul traffico della Manica. I piroscafi non
viaggiavano più durante il giorno, ma soltanto nelle ore notturne, le partenze non
avvenivano a orari fissi e prestabiliti e le località erano continuamente alternate
con irregolarità per non permettere agli U-boot nemici di pianificare gli attacchi.
Le imbarcazioni erano inoltre scortate da cacciatorpediniere e viaggiavano a lumi
spenti. La minaccia, da molti inizialmente sottovalutata, era ritenuta dagli esperti
molto seria.
La notizia del fallimento della campagna dei Dardanelli spiazzò il Regno Uni-
to rassicurato, nei giorni precedenti, dal ministro della Guerra circa le minime
perdite subite, la probabile riuscita dell’operazione e le discrete situazioni dei vari
fronti in cui le truppe erano impegnate.
A primavera inoltrata la questione dell’intervento dell’Italia tornava ad esse-
re più che mai d’attualità. I giornali riportavano articoli della «Tribuna» e del
«Giornale d’Italia» e assicuravano che le ormai famose trattative del principe von
Bülow fossero da considerarsi definitivamente fallite. Il miglioramento delle con-
dizioni climatiche faceva prevedere un prossimo intervento militare di Roma. In
realtà il patto di Londra era già stato firmato ma il vincolo di segretezza aveva
evitato la fuga delle notizie. A maggio l’annuncio della dichiarazione di guerra ita-
liana fu accolto con vivo entusiasmo. I giornali plaudivano l’iniziativa del regno
di Vittorio Emanuele III e cortei si mossero verso l’ambasciata italiana a Londra
manifestando la simpatia del popolo inglese.
La vittoria tattica difensiva alleata a Ypres e l’ingresso in guerra dell’Italia
rivitalizzavano le speranze britanniche e contribuivano a entusiasmare l’opinione
pubblica. Il popolo considerava vicina la vittoria, ma i vertici militari dichiarava-
no che la guerra era ben lungi dalla conclusione. Certamente l’apertura del fronte
italo-austriaco avrebbe agevolato l’Intesa ma la stabilità dei fronti e l’equilibrio
delle forze in campo avrebbero richiesto maggiore sforzo. Si aveva comunque la
sensazione di essere a un punto di svolta e – comprensibilmente – si ignoravano
gli imprevedibili sviluppi bellici che avrebbero ulteriormente distrutto l’Europa
negli anni a venire.
Intanto Greppi esprimeva la sua più viva soddisfazione per non essere più l’ad-
detto militare di un paese neutrale legato agli Imperi Centrali, ma finalmente il
rappresentante di una potenza amica e soprattutto alleata.