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316 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
La borghesia ha voluto la guerra, la borghesia se la paghi
Seguendo la condotta del partito socialista, “Il Lavoro” tenne una energica
linea di condanna della guerra, vista come un conflitto di natura capitalista, del
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capitalismo che era considerato «incompatibile col progresso e con la civiltà» .
Gli ideali di patria e di nazione, propri della borghesia capitalista, «la patria è del
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borghese, per lui esiste» , avevano causato il conflitto. Quindi, riprendendo idee
già espresse poco prima della conflagrazione: «la borghesia ha voluto la guerra, la
borghesia se la paghi» .
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Anche in questo frangente i socialisti de “Il Lavoro” si presentarono come
difensori dei diritti degli operai, costretti, per compiacere la borghesia, a subire
una guerra non voluta: «ci interessa invece gli operai sulle cui spalle, ieri come
domani, gravarono e graveranno le conseguenze di una futura guerra europea» .
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Anche difronte alla dichiarazione di neutralità italiana “Il Lavoro” non sep-
pe o non volle elogiare la scelta del governo limitandosi ad affermare che essa
era dovuta alla compattezza del popolo italiano: «l’Italia ancora non è trasci-
nata nel vortice, trattenuta dalla più espressa volontà del suo popolo che dalla
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politica dei suoi governanti» . Una neutralità affermava Il periodico sociali-
sta pratese che doveva essere «completa fino all’epilogo del grande carnaio» .
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Insomma lo scoppio del conflitto servì per ribadire le proprie idee: «il partito
socialista, anche in questo frangente della storia, è pur sempre il vessillifero del
diritto, della giustizia e della libertà del popolo» .
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Il giornale era il punto di riferimento delle masse operaie che continuava a
sollecitare con grande determinazione: «riunitevi in comizi! Resistete alle infa-
tuazioni guerrafondaie, opponete le vostra dimostrazioni a quelle dei partiti che
vogliono la guerra» .
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Quando cominciò ad emergere la concreta sensazione che l’Italia entrasse in
guerra, gli stimoli del giornale divennero parossistici: «le organizzazioni ope-
raie e le sezioni socialiste debbono quindi contrapporre subito dimostrazione a
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dimostrazione» . Anche i commenti sul quadro politico generale e sulle motiva-
zioni interventiste erano aspri:
5 Contro la guerra, Il Lavoro, 24 gennaio 1915.
6 la Patria, Il Lavoro, 1 maggio 1915.
7 l’appello, Il Lavoro, 27 giugno 1915.
8 Nazionalismo civico, Il Lavoro, 16 maggio 1914.
9 Ora fosca della storia, Il Lavoro, 8 agosto 1914.
10 Intervento?!, Il Lavoro, 19 settembre 1914.
11 Ora fosca della storia, Il Lavoro, 8 agosto 1914.
12 Contro la guerra, Il Lavoro, 26 settembre 1914.
13 Ibidem.