Page 348 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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348 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
dinando. Questa Armata avrebbe cercato di contrattaccare gli italiani lungo la di-
rettiva di Marburg/Lubiana.
Questa grande unità sarebbe stata composta dal XV e dal XVI Corpo, in tutto
a
cinque divisioni provenienti dal fronte serbo, appoggiato dalla sola 48 divisione
tedesca.
a
Oltre alle truppe componenti la nuova 5 Armata, in Tirolo furono mobilitati gli
Standschützen e fu inviato anche un Corpo Alpino Bavarese, al comando del ge-
nerale Krafft von Dellmensingen, con lo scopo non solo di difendere l’importante
snodo ferroviario di Bolzano, ma anche come monito all’Italia.
Ma la situazione bellica in Europa era cambiata molto tra la firma del Patto di
Londra il 26 aprile e la dichiarazione di guerra, il 23 maggio.
Infatti, l’esercito serbo, pur non ancora completamente sconfitto, non era più
in grado di sostenere alcuna azione offensiva. In più l’11 Armata tedesca di Au-
a
gust von Mackensen appoggiata dalla 4 Armata austro-ungarica l’1 maggio avviò
a
l’offensiva di Gorlice-Tarnów, che permise di mutare gli equilibri sul fronte russo,
dando tregua alle forze degli imperi centrali.
Pur concordando con l’impostazione data da Conrad al possibile scontro con
l’Italia, ovvero colpire sul fianco il nemico in avanzata, i tedeschi, timorosi di una
rapida mobilitazione delle forze italiane e preoccupati per la situazione in Galizia,
suggerirono di cedere ancora più terreno, proponendo di contrattaccare lungo la
linea Graz-Marburg-Agram.
Cosa che Conrad rifiutò, non solo perché le truppe italiane si sarebbero tro-
vate troppo vicine ai centri vitali dell’Impero, ma anche perché il Capo di Stato
Maggiore austriaco voleva portare le sue truppe il più possibile vicino allo sbocco
delle montagne, zone che egli reputava più adatte ad un’azione offensiva.
Fine della neutralità
Gli italiani però non attaccarono subito, perché la mobilitazione si sviluppò
più lentamente di quanto era stato previsto. Von Falkenhayn, convinto che la pri-
orità andasse assegnata alla guerra contro la Russia, e sempre più preoccupato per
la tenuta del fronte galiziano, consigliò al collega austriaco di sfruttare l’occasione
datagli dagli italiani: ovvero di approfittare della ormai impossibilità di nuocere da
a
parte dei serbi e così di spingere le truppe della 5 Armata il più vicino possibile
all’Isonzo e sviluppare un’autentica difesa.
Il Capo di Stato Maggiore austroungarico, anch’egli preoccupato per quanto
a
avveniva ai confini orientali dell’Impero, convenne quindi che la 5 Armata, da
quel momento comandata dal generale Svetozar Borojević von Bojna, fosse man-
data a presidiare il confine.
Dal giugno 1915, data la lentezza dell’avanzata italiana e l’ottima difesa op-