Page 374 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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374 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
a Valona una “missione sanitaria”, sbarcata il 23 ottobre protetta da compagnie da
sbarco della Marina, e da una squadra navale che rimase ad incrociare nelle acque
albanesi. Lo sbarco era stato preceduto, il 21 ottobre, dall’occupazione dell’isola
di Saseno, che domina l’imboccatura del porto. Stante la precedente volontà au-
striaca di garantire l’indipendenza del piccolo Stato, Salandra poté agevolmente
sostenere che non si trattava di un’azione ostile nei confronti degli interessi asbur-
gici. Alla fine di ottobre Salandra predispose uno stanziamento straordinario di
600 milioni per accelerare la preparazione di esercito e marina. Nel frattempo una
raffica di dimissioni colpì il governo: il ministro del Tesoro Rubini, neutralista,
che chiese nuove imposte per compensare quello stanziamento ottenendo un in-
vito a dimettersi, il ministro della guerra Grandi in disaccordo con il capo di stato
maggiore Cadorna, sostituito il 10 ottobre dal generale Zupelli, e il ministro della
Marina Millo dimessosi per motivi di salute e sostituito il 13 luglio dal viceammi-
raglio Viale. Tutto ciò impose un rimpasto di governo: Sonnino divenne ministro
degli esteri e Carcano ministro del Tesoro. Salandra disponeva, adesso, di un ga-
binetto più disposto ai preparativi bellici. Nel frattempo, i russi avevano iniziato
una nuova offensiva in Galizia, con gli austriaci che cercavano di resistere come
nel corso della battaglia di contenimento a Limanova il 17 dicembre.
L’11 dicembre Sonnino tornò a ridiscutere assieme al conte Berchtold (mi-
nistro degli Esteri austro-ungarico dal 1912), il disposto dell’articolo 7 dei pat-
ti della Triplice Alleanza e il conseguente diritto italiano a compensi. Chiedeva
quindi il sollecito avvio di negoziati. Berchtold rispose però che l’avanzata au-
striaca in Serbia non costituiva ancora, formalmente, un’occupazione e che solo
la sua stabilizzazione avrebbe portato all’avvio di negoziati. Anche se lo stesso
Berchtold riconobbe il 20 dicembre l’occupazione italiana del Dodecaneso (risa-
lente al 1912), rifiutò ogni discussione circa il Trentino, pure in presenza di una
generica proposta tedesca di contro-compensare Vienna con una piccola porzione
di Slesia. Sonnino concluse questo round di negoziati affermando l’insufficienza
di tali concessioni. Senza il Trentino, infatti, Roma non si sarebbe ritenuta sod-
disfatta. Le proposte austriache erano tali da convincere Salandra a sostituire la
“missione sanitaria” a Valona con reparti dell’esercito, sbarcati il 29 dicembre,
ma ciò che l’Italia bramava era Trento, non Tirana e, il 7 gennaio Sonnino fece
ribadire a Vienna che l’Italia avrebbe accettato unicamente territori austriaci. In
questo periodo il principale referente di Salandra e del Re fu Bülow, il quale era
ben conscio che le aspirazioni italiane su Trento e Trieste rappresentavano la base
indispensabile di ogni negoziato. Non occorreva, tuttavia, accettarle tutte: Trieste,
in particolare, era non solo il primo porto dell’Austria-Ungheria, ma anche uno
sbocco capitale per la Germania.
L’ambasciatore tedesco suggeriva all’Italia l’ipotesi Trentino pensando per
Trieste una certa autonomia. Bülow ebbe la possibilità di presentare le proprie
proposte presso tutte le alte cariche, vide Giolitti il 20 dicembre, Sonnino il 29

