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370 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
deformazione per tutte le batterie dell’artiglieria da campagna ordinandole su 4
pezzi, fu ordinata la formazione di un altro battaglione per ogni reggimento e
ordinato che i richiamati in esubero presso i centri di cavalleria fossero spostati
all’artiglieria. Tutte queste misure furono adottate dai vertici militari in completa
sintonia con il governo.
Salandra optò per la neutralità già sul finire di luglio, data la mobilitazione
della Marina e quella occulta dell’esercito si era pronti a ogni soluzione, ma quella
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prevista era che l’Italia prendesse parte al conflitto assieme ai suoi alleati .
L’annuncio dell’intervento inglese, poi, fece svanire del tutto la possibilità di
un’azione italiana a breve termine (5 agosto), ma influì parallelamente l’atteggia-
mento di Vienna teso a non aprire alcuna trattativa riguardante il Trentino. In sif-
fatta situazione in cui, è bene ricordarlo, mancava il casus foederis previsto dalla
Triplice, la neutralità italiana prendeva consistenza sempre più. Questa decisione
non mancò di scatenare la sorpresa degli Imperi centrali che con il passare del
tempo si trasformò in aperta indignazione. La Triplice era arrivata alla sua natu-
rale fine. La durezza dell’atteggiamento tedesco, dopo l’annuncio della neutrali-
tà italiana, fu una diretta conseguenza della totale convinzione circa l’intervento
sicuro italiano a fianco degli alleati. Se all’inizio dell’alleanza i rapporti non si
erano mai ammantati di incondizionata fiducia, nel corso degli anni, soprattutto
l’ultimo anno e mezzo, si verificò un cambiamento d’opinione in quanto la perso-
nalità del generale Pollio e i suoi sforzi per raggiungere accordi sicuri suscitarono
una giustificata fiducia nella sua fedeltà all’alleanza e una seria predisposizione
ad aiutare gli alleati. Von Moltke cercò di indirizzare questi buoni rapporti per
consolidare i trattati militari e le convenzioni, tuttavia senza mai pienamente con-
tare sulla cooperazione italiana, stretta com’era tra problemi di ordine finanziario
e carenze di livello logistico, derivanti, in parte, dalla logorante guerra in Libia.
La realtà dei fatti, una volta conosciuta la neutralità italiana, mostrava come per
il Capo di Stato Maggiore tedesco contasse molto l’aiuto dell’esercito italiano. A
Francesco Giuseppe e ai suoi ministri, intanto, era evidente che l’azione contro la
Serbia era contraria agli interessi italiani sensibili ai delicati equilibri della politica
balcanica. Le speranze austriache, come detto, per un conflitto locale si infransero
assai presto, il 30 luglio 1914 la Russia proclamò la mobilitazione generale segui-
ta, il giorno dopo, dall’Austria-Ungheria. Il 1º agosto fu la volta della Germania
che dichiarò guerra alla Russia, il 3 agosto alla Francia. Seguì l’invasione tedesca
del Belgio neutrale e la conseguente entrata in guerra della Gran Bretagna. San
Pietroburgo era intervenuta in difesa della Serbia della quale l’Austria-Ungheria
era, oggettivamente, l’aggressore, l’Italia non era affatto tenuta ad intervenire nel
conflitto dal momento che la Triplice Alleanza vincolava l’Italia ad intervenire
a fianco dell’alleato austriaco unicamente nel caso di una guerra difensiva, non
31 A. Salandra, La neutralità italiana, 1914. Ricordi e pensieri, Milano, 1928.