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376 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
affermazioni bellicose esprimevano gli umori di larga parte della classe politica
austro-ungherese. Un estremo tentativo di accordo si ebbe solo a partire dall’8
marzo 1915: l’inizio delle operazioni che avrebbero portato allo sbarco franco-
inglese a Gallipoli e la continuazione dell’avanzata russa in Galizia (due settimane
più tardi sarebbe caduta Przemyśl, l’ultima fortezza austriaca in Galizia) avevano,
infine, indotto il Burián a concedere una parte del Trentino, compresa Trento, ma
non prima della fine della guerra: tali condizioni erano, chiaramente, inaccettabili
per l’Italia. Si trattava, per entrambe le parti, solo di guadagnare tempo. Sonnino
rispose alle indisponenti offerte austriache con un’uguale provocazione, egli ri-
chiese oltre all’intero Trentino, anche Trieste e il basso Isonzo. L’avanzata russa in
Galizia proseguiva e il 4 marzo 1915 l’Italia aveva presentato le proprie richieste
alle potenze dell’Intesa, la difficoltà maggiore era rappresentata dalle pretese cir-
ca il controllo della Dalmazia e lo status di Valona, oggetto delle contemporanee
richieste della Serbia, sostenuta dalla Russia e della Gran Bretagna per questioni
di controllo navale. Sin dal settembre 1914 l’Intesa aveva offerto a San Giuliano
Trento, Trieste (ma non la Venezia Giulia) e Valona. Il ministro italiano richiese
Trentino, Venezia Giulia, l’internazionalizzazione di Valona (ovvero l’autonomia
dell’Albania), il disarmo della flotta austriaca, una parte dei possedimenti turchi
e in generale un’equa ripartizione di qualsivoglia indennità di guerra fosse stato
possibile ottenere al termine del conflitto. Le discussioni accelerarono con l’inizio
delle operazioni che avrebbero portato allo sbarco franco-inglese a Gallipoli, il 4
marzo l’Italia presentò le proprie nuove richieste all’Intesa: Trento, Bolzano, Trie-
ste e l’Isonzo, tutta la Dalmazia e Valona. Nelle settimane successive la posizione
italiana fu prima fiaccata dalla caduta di Przemyśl poi rafforzata dalle difficoltà
incontrate nel corso delle operazioni a Gallipoli. Le trattative proseguirono velo-
cemente e il 16 aprile venne raggiunto un accordo circa le compensazioni terri-
toriali: l’Italia si contentò di Zara e Sebenico, rinunciando a Spalato e Fiume, ma
ebbe promesso non solo Trento, Trieste e l’Isonzo, ma pure Bolzano, con i “con-
fini naturali”. Si aggiungevano Valona e vaghe promesse riguardo a concessioni
a sud di Smirne, di fronte al Dodecaneso. Restava da regolare la data dell’entrata
in guerra, che venne poi fissata entro un mese dalla firma dell’alleanza, ciò che
permise la sottoscrizione del trattato.
Il Patto di Londra fu sottoscritto il 26 aprile. Conseguentemente il 4 maggio
Sonnino comunicò a Vienna la nullità dell’alleanza. Ma cosa sarebbe accaduto se
l’Italia si fosse schierata con gli Imperi centrali e non avesse affermato la propria
neutralità nel 1914? I rapporti di forza navali nel Mediterraneo erano favorevoli
infatti durante la primavera ai navigli della Triplice Alleanza, ciò avrebbe ritarda-
to, si pensa, il trasporto delle truppe francesi dall’Algeria al continente europeo.
Inoltre le operazioni alla frontiera alpina avrebbero trattenuto a Sud una forza pari
ad almeno 4 divisioni. Le ragioni di attrito tra Italia e Austria-Ungheria compor-
tarono il ruolo di potenza mediatrice della Germania, tuttavia le esigenze dei pos-

