Page 390 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             vole, tutte le dispute internazionali, anziché mediante la guerra .
                Esiste, quindi, un legame importante fra l’ambizione «pacifista» di matrice puri-
             tana insita in un ampio settore della cultura politica americana e l’appello di Wilson
             alla neutralità. Una relazione che si espresse attraverso i vari tentativi per la costitu-
             zione di un organismo internazionale per la composizione dei conflitti e che, dopo
             le due conferenze dell’Aia del 1899 e del 1907, portò al Piano di pace presidenziale
             del 1913 e alla proposta per la creazione della Società delle Nazioni al termine del
             primo conflitto mondiale. Si tratta di un percorso non privo di contraddizioni nell’i-
             nevitabile conflitto fra gli ideali e gli interessi nazionali, fra l’ambizione dell’auto-
             determinazione dei popoli e la spinta colonialista delle nazioni, fra i postulati della
             dottrina Monroe e il peso dell’industria e del commercio americano e della loro
             necessità d’espansione. A questo si aggiunse, soprattutto durante l’amministrazione
             Wilson, il fardello di una gestione troppo personale e, talvolta, contraddittoria dei
             rapporti internazionali spesso affidati a diplomatici poco esperti.
                Come punto di riferimento metodologico per questa analisi sono state utiliz-
             zate le carte del Dipartimento di Stato americano, la corrispondenza diplomatica
             ufficiale, i rapporti presentati dagli ambasciatori al governo e le istruzioni da loro
             ricevute, sempre tenendo contro dell’ampia bibliografia di riferimento per gli anni
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             oggetto d’indagine .

             3   UnitEd statEs dEPartMEnt of statE, Papers relating to the foreign relations of the United
                 States, 1914. Supplement, The World War, U.S. Government Printing Office, Washington,
                 1928, p. 1139. Da ora in poi frUs.
             4   Nel 1925 il Segretario di Stato Frank B. Kellogg ordinò la pubblicazione delle carte rela-
                 tive alla guerra mondiale sostenendo che questo “deve essere riconosciuto come una parte
                 importante dei doveri del Dipartimento di Stato”. Il programma di Kellogg è molto chiaro
                 e rappresenta una premessa metodologica interessante per la presente ricerca in quanto
                 specifica come sono stati selezionati i documenti e quali informazioni si possono trovare
                 all’interno di questo archivio.  Infatti deve essere pubblicata, prosegue il Segretario, «tutta
                 la corrispondenza che concerne tutte le maggiori politiche e decisioni riguardo alle relazio-
                 ni internazionali del Dipartimento, assieme agli eventi che hanno contribuito alla formazio-
                 ne di una linea di condotta  o di una decisione. […] Le seguenti sono considerate omissioni
                 legittime e necessarie:
             -  Faccende che se pubblicate potrebbero pregiudicare negoziati o altri procedimenti
             -  Condensare i documenti per evitare dettagli insignificanti
             -  Preservare la fiducia riposta nel Dipartimento da altri governi o da singoli individui
             -  Evitare offese inutili ad altre nazionalità o individui riportando commenti spiacevoli e non es-
                 senziali all’argomento
             -  Trattenere le opinioni personali presentate nei dispacci e non adottate dal Dipartimento […]
                 D’altro canto non vi dovrà essere alcuna alterazione nel testo, nessuna cancellatura senza
                 che venga indicato chiaramente il posto nel testo ove questa è stata fatta, e non dovrà essere
                 fatta alcuna omissione di avvenimenti che sono stati di grande importanza nel raggiungere
                 una decisione. Nulla dovrà essere omesso con l’idea di nascondere o sorvolare su ciò che
                 potrebbe essere considerato da alcuni come un difetto di una politica».
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