Page 433 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             va emesso un ultimatum . Il giorno stesso della sua proclamazione, l’ambasciato-
             re tedesco in Giappone replicò che le forze tedesche avrebbero resistito ad oltranza
             e si preparò a partire con la prima nave disponibile. La Germania, impegnata in una
             strenua lotta in Europa, non poteva cedere i propri domini cinesi senza combattere.
                Anche il Segretario di Stato rispose all’ultimatum, rilasciando una dichiara-
             zione formale al governo di Tokyo e tentando di trarre il maggior beneficio per
             gli Stati Uniti da quella sgradita e spinosa situazione. Difatti gli Stati Uniti, «in
             accordo con la loro politica di stretta neutralità in relazione alle dispute fra le altre
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             nazioni»,  non esprimevano alcun giudizio sulle ragioni del contrasto. Notavano
             tuttavia «con soddisfazione» che il Giappone, aveva chiesto la resa dei territori
             tedeschi, «con lo scopo di restituire quei territori alla Cina[…]»senza cercare al-
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             cun ingrandimento territoriale . Il Segretario desiderava, da una parte, forzare la
             mano al Giappone per far restituire il territorio tedesco alla Cina; dall’altra voleva
             affermare nuovamente il principio che gli Stati Uniti, più di altre nazioni, erano il
             guardiano della pace in Cina e che ogni azione rivolta nei suoi confronti doveva
             essere concordata con loro.
                L’ultimatum giapponese era diretto, anche all’Austria-Ungheria. Infatti i due
             imperi centrali tenevano la stessa linea diplomatica nei confronti degli altri stati,
             dunque un ultimatum alla Germania equivaleva, di fatto, ad una intimazione an-
             che all’Austria. Il governo di Vienna non possedeva alcun territorio in Cina ed
             aveva, in quelle acque, un solo incrociatore leggero, costruito alla fine dell’otto-
             cento, l’SMS Kaiserin Eliabeth, che certamente non costituiva un pericolo e non
             avrebbe potuto offrire altro che il suo sacrificio durante una battaglia conto la
             Marina Imperiale giapponese.



             113  frUs, 1914, p. 170-171 Il testo dell’ultimatum recita: «Considerando che sia importante e
                 necessario nella situazione attuale prendere misure per rimuovere tutte le cause di disturbo
                 alla pace in Estremo Oriente e per salvaguardare gli interessi generali contemplati dall’ac-
                 cordo di alleanza fra il Giappone e la Gran Bretagna, in modo da assicurare un pace sicura
                 e durevole in Asia orientale […] Il Governo Imperiale Giapponese crede sia sinceramente
                 suo dovere dare avviso al Governo Imperiale Tedesco di portare a compimento le seguenti
                 due dichiarazioni: Ritirare immediatamente dalle acque Giapponesi e Cinesi le navi da
                 guerra tedesche e le navi armate di ogni sorta e di disarmare immediatamente tutte coloro
                 che non possono essere così ritirate. Consegnare, in data non più tarda del 15 Settembre
                 1914, alle autorità Imperiali Giapponesi senza nessuna condizione o compensazione tutto il
                 territorio in affitto di Kiachow, con l’ipotesi di una eventuale restituzione dello stesso alla
                 Cina. Il Governo Imperiale Giapponese annuncia allo stesso tempo che nel caso non rice-
                 vesse, entro mezzogiorno del 23 Agosto 1914, la risposta del Governo Imperiale Tedesco
                 che porti l’accettazione incondizionata del comunicato di cui sopra offerto dal Governo
                 Imperiale Giapponese, questo si troverà costretto ad intraprendere quelle azioni che riterrà
                 necessarie per raggiungere quanto richiesto».
             114  frUs, 1914, p. 172.
             115  Ibidem.
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