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428 la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
ringraziamento che potrebbe sembrare quasi sarcastico.
La Russia rispose nella maniera più diretta. Parlare di pace era prematuro e non
si poteva far nulla in proposito. Del resto, in qualche modo, la proposta di Wilson
era effettivamente poco pratica. Basti pensare al fatto che la lettera del Presidente
venne spedita il 4 agosto e che l’ultima risposta arrivò il 27 di quel mese. Dall’in-
vio del documento alla ricezione dell’ultima risposta la guerra aveva già coinvolto
tutte le parti in causa ed aveva assunto quelle caratteristiche che avrebbe mante-
nuto, intatte, fino al 1917.
L’attenzione americana convergeva anche sui paesi rimasti neutrali. Non senza
soddisfazione il chargé d’affaires Peter A. Jay, riferì, il 2 agosto, di aver ricevu-
to comunicazione ufficiale che l’Italia sarebbe rimasta neutrale: «la ragione data
era che i suoi obblighi le richiedevano solo di supportare i suoi alleati in difesa e
non in caso d’aggressione, e anche che non era stata precedentemente consultata
dall’Austria. […] Riporto che stanno per essere proibite l’esportazione di farina,
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carni, e altri cibi. Nessun eccitamento popolare fin ora» . L’Italia rimaneva fuori
dal conflitto, ma venivano intanto richiamate alle armi due classi di leva, circa
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200.000 uomini . Verso la fine del mese furono inviati al confine nord-est per
coprire Vicenza, Venezia ed il litorale adriatico. Il quadro si faceva sempre più
chiaro. L’Italia non avrebbe certamente partecipato alla guerra al fianco dell’Au-
stria perché non mandava truppe sul fronte francese. Invece inviava i suoi corpi
d’armata al confine austriaco, anche se – per adesso – senza alcuna intenzione bel-
licosa. Intanto l’opinione pubblica si mostrava sempre più favorevole alla Francia:
il popolo d’Italia ancora considera l’Austria come il suo nemico,
seguendo in questo senso le tradizioni delle generazioni passate.
È sempre presente la speranza che prima o poi recupererà l’Italia
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irredenta, le provincie di lingua italiana dell’Austria sull’Adriatico.
[…] Sarebbe chiaramente contro i suoi interessi avere l’Austria che
emerge vittoriosa da una guerra generale come la potenza dominante
nei Balcani, e così ci sono coloro che credono che sia possibile, in
alcune circostanze, che l’Italia non esiti a prevenire questo corso di
eventi. Ma ancora di più l’impressione generale è che se il Governo
tentasse di portare avanti i propri obblighi come membro della Tripli-
ce Alleanza dichiarando guerra, il popolo come nazione intera rifiu-
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terebbe di combattere, anche indirettamente, al fianco dell’Austria .
Così Jay riusciva ad avere finalmente un quadro chiaro della situazione italia-
94 frUs, 1914, p. 37.
95 Ibid., p. 39.
96 In italiano nel telegramma.
97 Ibid., p. 72-73.

