Page 427 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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Seguì la risposta del monarca inglese, che tuttavia non ritenne opportuno re-
plicare per iscritto ma espresse all’ambasciatore americano «molto ardentemente
i suoi ringraziamenti» e lo incaricò di portarli per suo conto al presidente Wilson.
Il Re si augurava davvero che potesse arrivare l’occasione in cui la proposta ame-
ricana potesse essere accettata.
Il 15 agosto fu la volta della Germania, con un lunghissimo e complicato tele-
gramma da parte dell’Imperatore. Il Kaiser ripercorreva tutte le relazioni diploma-
tiche da lui intrattenute con gli altri regnanti d’Europa per evitare la guerra, for-
nendo dati, spiegazioni, comunicazioni e risposte. In fondo al documento l’ultima
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frase recitava: «sono molto grato per il messaggio del Presidente» .
Infine anche la Russia, il 27 agosto, espresse la sua opinione. Da San Pietro-
burgo scriveva per conto di Nicola II il suo Ministro degli Esteri. «Apprezzando
i sentimenti umanitari che vi hanno fatto fare questa proposta, Sua Maestà si è
degnato di ordinarmi di trasmettere al Presidente il suo sincero ringraziamento. La
Russia non desidera la guerra e ha fatto di tutto per evitarla ma dal momento che
questa guerra le è stata imposta, non può non difendere i suoi diritti con la forza
delle armi. Viste le attuali circostanze sembra prematuro al momento contemplare
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la possibilità della pace[…]» .
Il tono di queste risposte, pur nella loro diversità, denota un comune atteggia-
mento nei confronti degli Stati Uniti.
I francesi interpretarono il messaggio di Wilson in maniera unilaterale, pen-
sando che si rivolgesse solo a loro e che servisse a rinsaldare i vecchi rapporti
d’amicizia con la Francia. L’Austria, oltre a dire che la pace l’avrebbe fatta lei
con la forza delle armi, addirittura non utilizzò il nome corretto, rispondendo al
Presidente «della Repubblica d’America» e non degli Stati Uniti, cosa che non
può certamente essere casuale, ma che voleva, anzi, mettere distanza fra il «noi»
della nobile monarchia asburgica e il «loro» dei repubblicani americani. Il Re
d’Inghilterra non si curò eccessivamente di rispondere a quelle che, tutto somma-
to, considerava le sue ex-colonie, ma indirizzava tanti ringraziamenti attraverso
un ministro per la gentile proposta.
La risposta della Germania fu quella più dura e significativa. Il Kaiser rispose
con un elenco puntato, che assomigliava quasi ad un ultimatum. Riferì di tutte le
conversazioni avute con gli altri monarchi e con i ministri europei, i suoi ripetuti
tentativi di conciliazione, le varie proposte effettuate e sempre rifiutate. Riportò
persino le date dei telegrammi. Sembrava quasi che Guglielmo II fosse infastidito
dalla proposta di Wilson, giudicata naif, e volesse fargli comprendere che le cose
erano molto più complicate di quanto lui credesse. Alla fine di quell’impressio-
nante telegramma e di tutti quei dati, mostrava gratitudine per l’offerta di pace; un
92 Ibid., p. 60-61.
93 Ibid., p. 78-79.

