Page 440 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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440        la neutralità 1914 - 1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana



             sia per i vincitori sia per i vinti. Peraltro, il pacifista liberale Angell, nel 1912
             appoggiò la prima guerra balcanica, sostenendo che «la pace sotto i turchi equi-
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             valeva a una guerra; la liberazione dei Balcani era il corridoio verso la civiltà» .
                In ogni epoca vi sono intellettuali che anticipano idee che saranno messe in
             pratica in seguito, ma che per il momento restano minoritarie rispetto al pensiero
             dominante. Ad esempio nei secoli XVII e XVIII furono elaborati molti progetti
             di “pace perpetua” da raggiungere attraverso “società di Stati”, ma solo nel XX
             secolo essi trovarono attuazione, senza peraltro riuscire a garantire la pace, che,
             ove vi è stata, è dipesa da altri fattori. Due settimane prima che scoppiasse la
             Seconda Guerra Mondiale, un ufficiale francese destinato ad un brillante futuro,
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             l’allora Colonnello André Beaufre, pubblicò un articolo  sostenendo anch’egli
             che nell’epoca della guerra totale «la vittoria non pagava più» e tutti avevano da
             perdere da un conflitto. La sua incauta previsione che quindi non si sarebbero più
             combattute “guerre calde”, limitandosi a conflitti ideologici, politici, diplomatici
             ed economici, ossia a quella che egli definiva la «paix/guerre», fu però subito
             smentita e la «Guerra Fredda» dovette aspettare ancora un po’ di anni.
                Quindi l’opera di Angell avrà anche avuto larga diffusione, ma l’opinione do-
             minante nel 1914 restava che la guerra era quasi universalmente considerata un
             modo accettabile, forse inevitabile e per molti desiderabile, di risolvere le con-
             troversie internazionali e la guerra generalmente prevista ci si aspettava fosse, se
             non proprio frisch und fröhlich [fresca e allegra], tuttavia certamente breve; cer-
             tamente non più lunga della guerra del 1870 che consciamente o inconsciamente
             era assunta come modello da quella generazione .
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                   Tutti pensavano che la guerra potesse rientrare nelle forme di civiltà esisten-
                   ti, come era avvenuto per le guerre del 1866 e del 1870. Queste erano state
                   invero seguite da periodi di maggiore stabilità monetaria, maggiore libertà
                   di commercio e da governi più costituzionali. Si riteneva che una guerra
                   avrebbe interrotto il normale corso della vita civile soltanto per il tempo
                   della sua durata .
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                Questa è la spiegazione  profonda, oltre ai calcoli  diplomatici  fallaci,  della
             ragione per la quale scoppiò la Grande Guerra. Va rilevato, a riprova di come
             la situazione sfuggisse di mano, che, secondo il Ministro del Regno di Bavie-



             9   Cit. in M. Howard, War and the Liberal Conscience, Oxford University Press, Oxford 1981, p.
                 60. Spesso i pacifisti funzionano a corrente alternata. Un altro premio Nobel per la pace, come
                 Angell, l’italiano Ernesto Teodoro Moneta era stato garibaldino e fu poi interventista.
             10  Une forme nouvelle des conflits internationaux. La paix-guerre, in Revue des deux mondes,
                 15 Aout 1939, pp. 766-89 (pubblicato anonimo).
             11  M. Howard, The Causes of Wars and other Essays, Unwin, Londra 1983, p. 9.
             12  A. J. P. Taylor, L’Europa delle grandi potenze, Laterza, Bari 1971, vol. II, p. 729.
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