Page 45 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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             Giovanni Giolitti: “neutralità vigile e armata”



             Prof. aldo alessandro Mola   1



             Il “sistema” italiano: ammodernamento del Paese e staticità istituzionale
                  a conflagrazione europea del luglio-agosto1914 determinò in Italia la crisi
             L della monarchia rappresentativa, nella forma del governo parlamentare, in
             cui  essa si era evoluta da Camillo Cavour, e chiuse drasticamente l “età giolittia-
             na” (1901-1914) che in Italia ne era stata l’epoca più feconda per affermazione
             internazionale, stabilità interna, crescita economica e sviluppo civile in tutti i cam-
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             pi.  L’egemonia di Giovanni Giolitti (Mondovì, 1842-Cavour, 1928) si era fondata
             sulla compattezza della sinistra costituzionale che nel 1899 si era riorganizzata in
             riposta ai tentativi di comprimere il ruolo del Parlamento attuati o progettati dal
             presidente del Consiglio, generale Luigi Pelloux (due governi tra il giugno 1898
             e il giugno 1900), già ministro della Guerra nel I governo Giolitti (1892-1893);
             e, al tempo stesso, per arginare la deriva dell’Estrema sinistra che, in risposta alla
             condotta  del governo, considerata reazionaria, replicò con l’ostruzionismo spinto
             sino a gesti estremi, come il rovesciamento delle urne dei voti e l’irruzione in Aula
             al grido “Continua, nevvero, la camorra parlamentare?”. Il 1° luglio 1899 una
             cinquantina di deputati costituzionali di diverse tendenze (da Giuseppe Zanardelli
             a Giolitti, da Michele Coppino a Nunzio Nasi e a Ernesto Nathan) concordarono
             un programma di ampie riforme, poi reso più urgente dall’insuccesso di Pelloux
             nelle elezioni del giugno 1900, dall’assassinio di Umberto I a Monza, il 29 luglio
             1900, e dalle incertezze del governo presieduto dall’ottantenne Giuseppe Saracco,
             specialmente  nei confronti delle Camere del lavoro, avversate da chi le riteneva
             fomite di sedizione, apprezzate invece da chi, come appunto Giolitti, le conside-
             rava  funzionali all’ordine pubblico giacché inalveavano le tensioni sociali e la
             dialettica su salari e condizioni del lavoro in forme  compatibili con le istituzioni.
                Dopo quasi quindici anni di successi politici e di accertato progresso econo-
             mico-sociale, con la conflagrazione europea l’egemonia giolittiana venne messa
             drasticamente in discussione. Nel suo corso non si prospettò l’ascesa di alcun vero
             diadoco dell’ormai settantaduenne Statista. Questi svettava su tutti ma, pur consa-

             1   Professore contitolare della Cattedra “Théodore Verhaegen” dell’Università Libera di Bru-
                 xelles.
             2   Aldo A. Mola,Giolitti. Lo statista della Nuova Italia, Milano, Mondadori, 2012 (1^ ed.
                 2003) e Fabio Grassi Orsini, Giovanni Giolitti, in Dizionario del liberalismo italiano, So-
                 veria Mannelli, Rubbettino, 2015.  V. altresì Dizionario del liberalismo italiano,vol. I, So-
                 veria Mannelli, Ribbettino, 2011.
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