Page 85 - Atti 2014 - La neutralità 1914-1915. la situazione diplomatica socio-politica economica e militare italiana
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I SeSSIone - l’ItalIa dIplomatIca                                    85



             vono la frase “Morituri te salutant” che sintetizza le loro intenzioni e costituisce
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             il loro pensiero politico .
                Il 10 agosto il gruppo giunge ad Ougiste, l’11 agosto i volontari sono presentati
             al comandante della Banda, colonnello A. Popovich che, insieme al colonnello
             Dragomir Dimitrijevic, dal 21 luglio sta costituendo alcune legioni di volontari
             da affiancare alle unità dell’esercito regolare serbo e che, nel caso d’invasione del
             suolo nazionale, debbono rimanere nei territori stabiliti dietro l’esercito invasore
             per condurre la guerriglia .
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                Le legioni sono costituite in tutta fretta il 28 luglio 1914 a Uzice. Manca l’e-
             quipaggiamento, all’infuori di alcuni fucili bulgari Manlichen e di munizioni da
             fucile. Appena giunti al comando delle legioni dei Komitaji, i volontari si presen-
             tano al comandante a cui riferiscono di voler combattere come volontari nelle file
             dell’esercito serbo. Tutti indossano la tradizionale e caratteristica divisa con la
             camicia rossa.
                Il capo della spedizione italiana, Cesare Colizza, consegna al colonnello serbo
             le legittimazioni dei volontari ed una dichiarazione delle autorità militari greche
             in cui si attesta che essi hanno preso parte alla guerra Balcanica nelle file dell’e-
             sercito greco, ed all’assedio di Gianina.
                Il  colonnello  Popovich  ricorda  che  Cesare  Colizza  “disse  che  i  garibaldini
             consideravano loro dovere di combattere a fianco del più debole, la cui libertà
             è posta in pericolo; inoltre desideravano combattere contro l’Austria: Garibaldi
             aveva combattuto per liberare l’Italia dalla schiavitù austriaca ed i garibaldini, in
             conformità, avevano il dovere di combattere contro l’Austria che voleva assog-
             gettare altri popoli”. I sette italiani vengono accolti subito e sono aggregati alla
             terza Legione Sumadja, al comando del Capitano Wladimir Bajn che a sua volta li
             assegna alla Banda del Voivoda Vank. Questi non è contento di avere dei neofiti ed
             incarica il comandante di plotone, Stojan Radicevic, di spiegare ai volontari che
             comprende il motivo dell’arruolamento, i loro sentimenti d’amore per la Serbia
             assalita dall’Austria ma che non può inquadrarli in un reparto combattente perché
             sono poco pratici.
                Gli italiani sono così inquadrati in una unità che ha altri stranieri, anche diser-
             tori dell’Esercito Austriaco, forse anche irredenti.
                I garibaldini rimangono fermi nel loro proposito e rispondono di voler com-
             battere contro l’Austria e di essere arrivati in Serbia per essere combattenti e vo-


             4   La cartolina è riprodotta su un articolo apparso sul quotidiano il Telegrafo di Livorno. AUS-
                 SME, Fondo L3, b. 5. I cinque di Babina Glava 1914/15. L’originale sarebbe stato conservato
                 pochi chilometri a sud di Roma, nel paese di Ariccia, incorniciato lungo il corridoio principale
                 della casa di Vezio Mancini (1887–1957) notoriamente di fede mazziniana ed oppositore del
                 Regime.
             5   L’episodio dell’arruolamento dei sette volontari è riportato in un articolo comparso su Il Piccolo
                 di Trieste il 18 marzo 1924. AUSSME, Fondo L3, b. 5. I cinque di Babina Glava 1914/15.
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