Page 387 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno              387


             vizi d’ogni genere”. Dal numero di siluramenti da lui adottati durante la guerra,
             si può supporre che non avesse cambiato opinione.
                Occorre dire che la nomina di Cadorna non fu resa esecutiva con i caratteri
             di urgenza che la situazione avrebbe richiesto. Scelto fin dal 5 luglio 1914, il
             generale non entrò in carica prima del 26, lasciando così senza guida l’esercito
             in un momento esiziale.
                Insediatosi finalmente nella sua carica, Cadorna si accinse immediatamente
             ad organizzare, conformemente agli accordi con Germania e Austria, la radunata
             contro la Francia, per apprendere però, la mattina del 2 agosto, della proclamata
             neutralità italiana. Nessuno, compreso il re, lo aveva avvertito fino all’ultimo del
             cambiamento di politica. Solo allora gli venne anticipato che la sola possibilità
             per il futuro era una guerra contro l’Austria.
                 Quando però Cadorna chiese che si iniziasse la mobilitazione fronte ad est,
             essa gli venne negata. Il capo del Governo Salandra, che asserirà persino di non
             aver avuto notizia della radunata verso la Francia, gli notificò infatti che non era
             necessario che l’esercito fosse pronto alla perfezione, perché si sarebbe entrati
             in guerra solo a esito scontato e Austria battuta. Si trattava di attendere alcune
             settimane o al massimo alcuni mesi. Salandra sembrava non rendersi conto della
             situazione rischiosa. Scriverà lo storico Mario Isnenghi, non sospetto di simpatie
             per il Generale: “un esercito non mobilitato nell’Europa in guerra era come un
             vaso di coccio fra vasi di ferro, perché prima di essere impiegabile doveva attra-
             versare alcune settimane di crisi fra nemici pronti ad attaccarlo subito” .
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                Certamente Cadorna dovette riandare ancora al 1866 e alle illusioni illogiche
             di una guerra non combattuta con una vittoria a costo minimo. Non pochi sforzi
             dovette compiere per convincere “quelli di Roma”, come lui li chiamava, che
             rimanere neutrali senza mobilitare equivaleva a mettersi nelle mani degli altri
             belligeranti, e che sperare in una subitanea avanzata negli ultimi giorni di guerra
             era una illusione, e anche poco onorevole.
                Quando la “guerra breve” dell’estate ’14 svanì, tutti dovettero fare i conti con
             la realtà e prepararsi ad un conflitto lungo. A settembre, in seguito alla relazione
             del generale Tettoni, intendente generale, Cadorna fu abbastanza forte da infor-
             mare il Governo in modo tassativo che la guerra era al momento infattibile: se
             volevano che la si facesse occorrevano soldi e tempo e, soprattutto, che si fidas-
             sero di lui. Ad ottobre Cadorna riuscì ad avere i poteri che aveva domandato ed i
             soldi necessari, e finalmente poté iniziare la mobilitazione e la riorganizzazione
             dell’Esercito.
                Anche delle trattative del Patto di Londra fu tenuto all’oscuro, almeno fino
             alla firma, che il ministro degli Esteri Sonnino si limitò a comunicargli come



             10  Mario  Isnenghi,  Giorgio  Rochat,  La  Grande  Guerra.  1914-1918,  Bologna,  Il  Mulino,
                2008, pp. 152-153.
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