Page 386 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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386 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
per avere reparti disciplinati e coesi addestrare e formare anche i soldati oltre agli
ufficiali. Dedizione e obbedienza erano nella sua ottica le qualità primarie del
soldato, esse dovevano essere innate e assolute, ovvero svincolate da ogni altra
considerazione. In ciò Luigi Cadorna rimarrà sempre un uomo del Settecento più
che dell’Ottocento: la truppa è lo strumento dell’ufficialità, essa è l’oggetto e non
il soggetto della guerra .
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Cadorna alla Grande Guerra
Quarantotto anni dopo, scoppiava la Prima Guerra Mondiale. Luigi Cadorna
aveva allora 64 anni, un’età oggi considerata molto avanzata per un militare e
che allora rappresentava la vera senilità. Eppure la scomparsa del Capo di Sta-
to Maggiore Alberto Pollio, vittima di una crisi cardiaca proprio all’indomani
dell’attentato di Sarajevo, lo proiettò dal prossimo pensionamento direttamente
ai vertici dell’Esercito. Scriverà lo storico Aldo Valori: “Questo vecchio gene-
rale, pieno ancora di tutta l’energia della giovinezza, ma privo di alcune fra le
qualità fondamentali della maturità, assunse l’altissimo incarico con la passione
veemente che si avvicina al fanatismo” .
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Cadorna aveva sfiorato quella carica già un decennio avanti nel 1905 e poi an-
cora nel 1908. Entrambe le volte aveva dichiarato, e per scritto, che non avrebbe
accettato a meno di avere la garanzia della non ingerenza nel suo operato da parte
del re, del capo del Governo e del Ministro della Guerra, i quali, dopo averne
intralciato il lavoro, potessero poi scaricargli la colpa dell’insuccesso. “Il capo
di SM” scrisse alla moglie “non deve diventare il capro espiatorio della volontà
altrui. In altre parole: organi consultivi finché se ne vogliono ma a decidere deve
essere uno solo: il responsabile”.
Come era prevedibile gli era stato preferito il più politico Pollio.
Nel luglio 1914 il vecchio generale venne però di nuovo prescelto per l’alto
incarico, che accolse con le parole “addio la mia pace”. Non era una formula
retorica, Cadorna sapeva che il compito che lo attendeva era difficilissimo. Disi-
stimava il mondo politico, ritenuto parolaio e meschino, disistimava in fondo lo
stesso Paese, che giudicava indisciplinato, passionale e confusionario, e aveva
poca fiducia dei suoi stessi colleghi, dei quali aveva scritto quando era all’Ac-
cademia: “un terzo almeno non riusciranno mai a nulla, o non studiano del tutto
o se studiano un pochino lo fanno perché sono costretti, mentre sono carichi di
8 Il generale Felice De Chaurand dirà a questo proposito: “Il generale Luigi Cadorna, per-
sonalmente eminente, di singolari doti, di carattere più che fermo, e quindi volto alla in-
transigenza nelle proprie idee; propenso, per la sua mentalità matematica, a considerare la
condotta delle operazioni di guerra come un giuoco di pedine, dissociandone l’anima del
soldato, la solidarietà collettiva e le incommensurabili dissomiglianze umane”. RODOL-
FO CORSELLI, Cadorna, cit., p. 111.
9 Ivi, p. 113.

