Page 381 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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IV SeSSIone - ASpettI del conflItto Sul fronte Interno 381
La famiglia Cadorna era del resto legatissima alla casa reale come al giovane
ministro Cavour. Nobili di estrazione provinciale, i Cadorna appartenevano a
quella piccola aristocrazia guerriera convertitasi alla proprietà terriera che i Sa-
voia avevano integrato nel secolo precedente nell’amministrazione dello Stato,
dando al Piemonte quell’ossatura antiquata ma solida di funzionari, militari e
magistrati che sarà il primo collante dell’Italia unita.
Cattolici come tutti i piemontesi, i Cadorna appartennero a quella parte di cat-
tolicesimo che non trovava contraddizione nella devozione al Papa e nell’obbe-
dienza al re. Carlo Cadorna, già ministro dell’Istruzione con Gioberti e poi a lun-
go ambasciatore a Londra, fu il relatore e sostenitore di quella legge sugli ordini
religiosi che per poco non provocò una lacerazione irrimediabile fra clericali e
liberali piemontesi, tale da far naufragare il progetto cavouriano. Rottura evitata
solo al termine di una dura contrapposizione che costrinse la classe dirigente pie-
montese ad optare, e per sempre, a favore del primato della legge e dello Stato.
Sarà proprio Carlo a presiedere negli anni seguenti l’educazione del giovane
Luigi, trasmettendogli i suoi principi: la disciplina, la fedeltà al re, la fede cat-
tolica intesa come rigida morale e legittimazione del servizio allo Stato più che
come soggezione all’autorità della Chiesa.
Era un cattolicesimo quasi calvinista quello dei Cadorna, permeato dai con-
cetti del dovere, del sacrificio e del lavoro vissuti come opera offerta all’avve-
rarsi della Provvidenza, nel cui solco essi vedevano l’Unità italiana e l’ascesa
dei Savoia, la dinastia più antica d’Europa, al rango di sovrani di una potente
nazione. Un potente avvenimento storico del quale era destino e dovere dei bravi
sudditi essere partecipi. L’Unità del Paese, che negli anni Cinquanta dell’Otto-
cento appariva come un traguardo lontano e ambiziosissimo, assumeva così un
valore quasi spirituale, un ideale parte di quel nazionalismo che proprio allora si
diffondeva in Europa come una religione civile, che riprendeva e marzializzava
anche gli elementi di quella tradizionale. Per un giovane nobile non c’era ambi-
zione più alta che servire il Paese in armi e, se necessario, rendere l’anima a Dio
nel compimento di questa impresa. L’apparente freddezza del futuro generalissi-
mo davanti alla morte altrui sarà fatta soprattutto di questo.
Fu in questi tempi e in queste suggestioni che crebbe il giovane Luigi, in un
piccolo regno reduce da una sconfitta militare, scosso dai fremiti patriottici e dal-
le trasformazioni della prima modernità industriale, ma profondamente permeato
dal tradizionalismo e dal pragmatismo contadino della provincia piemontese. La
forza e la zavorra di tutto il Risorgimento.
Quale infanzia e giovinezza ebbe Luigi Cadorna? È difficile immaginarselo
giocare con i compagni, cosa che pure avrà fatto qualche volta. Gli anni decisivi
della formazione dovettero trascorrere certo in un clima molto severo. Anche se
gli furono risparmiati gli aspetti più truci della pedagogia militar-clericale che

