Page 44 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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44 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
Alcune Considerazioni
In conclusione di questa breve descrizione della situazione del conflitto mon-
diale nel 1916 emergono una serie di elementi di sicuro interesse.
Se sul piano prettamente militare non possiamo non considerare l’importan-
za dell’ultima vera grande offensiva russa sul fronte orientale, dobbiamo altre-
sì riconoscere l’impatto, almeno iniziale dell’ingresso in guerra della Romania.
L’offensiva Brusilov rappresenta in effetti l’ultimo serio sforzo da parte russa
per raggiungere una vittoria decisiva nel conflitto, cui farà seguito un calo pro-
gressivo e inesorabile delle capacità combattive dell’esercito zarista. L’entrata in
guerra della Romania non si dimostra invece capace di fornire un sostegno de-
cisivo all’Intesa, anche a causa del contemporaneo indebolimento delle capacità
offensive delle forze zariste.
Il fronte macedone registra invece alcuni interessanti sviluppi, soprattutto per
quel che riguarda le conseguenze politiche della presenza di forze straniere ap-
partenenti ai due schieramenti sul territorio di una Grecia ancora neutrale ma,
come si è detto, profondamente divisa al suo interno. Questo ci permette anche
di rimarcare l’importanza sul piano diplomatico delle azioni condotte presso il
governo ellenico così come il supporto alla fine garantito alle iniziative venizeli-
ste, che in definitiva portano all’esplodere del cosiddetto Scisma nazionale e alla
creazione di un governo di fatto separatista nel nord, fino alla definitiva rinuncia
al potere da parte del sovrano e al completo allineamento della Grecia all’Intesa.
Significativi sono anche gli sviluppi per quel che riguarda il futuro dell’Al-
bania e delle regioni di confine tra questa e la Grecia, che vedono impegnati su
posizioni tendenzialmente opposte Italia e Francia, senza contare i legami tra
la suddetta questione e la posizione nei confronti delle ambizioni serbe e poi
jugoslave nelle regioni settentrionali e lungo la costa. Da qui possiamo aprire
all’ultimo aspetto di rilievo, soprattutto per il lettore italiano, ovvero la specifica
posizione di Roma su tutte le questioni citate e sul come la politica italiana e i
vertici militari abbiano interpretato gli eventi di quel 1916 nella regione balca-
nica. Si tratta di un aspetto di sicuro interesse che in un certo senso maturerà nel
corso del conflitto, fino a condizionare la posizione complessiva dell’Italia alla
Conferenza della pace. Sotto questo punto di vista, il 1916 rappresenta il mo-
mento in cui i vertici italiani cominciano seriamente ad occuparsi dei Balcani,
se non altro a causa dell’invio di consistenti forze militari, in difesa di interessi
politici complessivi e sicuramente imperialisti, che non sempre sono però ade-
guatamente percepiti e assecondati dagli stessi comandi militari; basti qui citare
il fatto che la divisione schierata in Macedonia ha in effetti la consistenza di un
corpo d’armata ma non ne ha la formale struttura, facendo sì che il suo coman-
dante – un generale di divisione – sia sempre e comunque posto in una posi-
zione subalterna rispetto ai colleghi stranieri, anche quando questi comandano
contingenti di pari se non minore entità. Ne consegue l’inquadramento in corpi

