Page 478 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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478           il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso


             del  tempo,  studiato  per  dare  continuità  e  profondità  all’azione.  Si  aveva  così
             una  rigida  scansione  temporale  del  combattimento  in  cui  si  inquadravano  sia
             gli interventi di fuoco dell’artiglieria, sia la successione delle ondate, secondo
             uno schema che nelle pianure del fronte occidentale era destinato a trovare la
             sua massima espressione nel “creeping barrage”, il tiro di sbarramento mobile
             che  precedeva  la  fanteria  chiamata  ad  avanzare  sotto  l’arco  delle  traiettorie.
             Questa impostazione, modificata per tener conto di un terreno decisamente più
             accidentato di quello delle Fiandre, dell’Artois e della Champagne, si impone
             anche sul fronte italiano, dove si ritrovano gli stessi automatismi nella condotta
             dell’azione, sia pure in misura meno esasperata di quanto avviene ad esempio
             sulla Somme il 1° luglio 1916.
                Le  tattiche  lineari  e  la  cosiddetta  “time  table  war”,  secondo  un’efficace
             definizione adottata dalla storiografia anglosassone per evidenziare come nelle
             intenzioni l’azione dovesse svolgersi secondo una precisa sequenza temporale -
             non diversamente da quanto avviene in una stazione ferroviaria od in una catena
             di montaggio- non lasciano margini di flessibilità, ma sono il modo con cui i
             comandi cercano di ovviare al fatto di ritrovarsi virtualmente ciechi una volta che
             il meccanismo sia stato in messo in moto e la fanteria sia uscita dalle trincee. Ciò
             che possono fare è soltanto alimentare lo sforzo mentre attendono che, soprattutto
             tramite staffette e segnali ottici, affluiscano gli elementi necessari a costruire un
             quadro di situazione attendibile. Soluzioni diverse, che cercano di superare la
             rigidità della “time table war” puntando su una maggiore autonomia dei livelli
             più bassi di comando, cominciano ad emergere già a Verdun, e più tardi sugli
             altipiani veneto-trentini, ma rimangono appena accennate e gli sviluppi che si
             avranno nel 1917 sono ancora di là da venire.
                Il 1916 vede un sempre più diffuso ricorso alle armi chimiche, il cui impiego,
             soprattutto sul fronte occidentale, è ormai parte della pianificazione operativa
             con  l’obiettivo  non  tanto  di  uccidere  quanto  di  neutralizzare  la  capacità  di
             reazione dell’avversario, costretto ad indossare la maschera con le difficoltà di
             respirazione che questo comporta, e vede anche la comparsa del carro armato,
             utilizzato per la prima volta dai britannici il 15 settembre a Fleures-Courcelette,
             durante la lunga campagna della Somme. Il debutto dei tank non suscita peraltro
             particolare  impressione  e  certo  più  significativo  è  l’impatto  dell’aviazione,
             funzionale alla guerra di trincea sia con la ricognizione tattica, finalizzata ad una
             ricostruzione  puntuale  e  dettagliata  della  sistemazione  difensiva  contrapposta,
             sia  con  la  direzione  del  tiro  dell’artiglieria,  le  cui  gittate  non  consentono  più
             l’osservazione diretta del bersaglio. Più ancora delle azioni di bombardamento
             su obiettivi di natura logistica, un tipo di intervento che vede l’aviazione italiana
             in una posizione di avanguardia con i suoi trimotori Caproni, è questo tipo di
             missioni a caratterizzare l’impiego del mezzo aereo, sempre più parte integrante
             di un dispositivo aeroterrestre disegnato per le specifiche esigenze della guerra
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