Page 480 - Il 1916 Evoluzione geopolitica, tattica e tecnica di un conflitto sempre più esteso - Atti 6-7 dicembre 2016
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480 il 1916. EvoluzionE gEopolitica, tattica E tEcnica di un conflitto sEmprE più EstEso
grandi unità, dalla brigata al corpo d’armata, ed iniziando a distribuire le prime
pistole-mitragliatrici nella misura di due sezioni su due armi per battaglione. Il
1° gennaio 1916 vide poi l’inaugurazione della Scuola di Tiro per Bombardieri
di Susegana, a completamento di un progetto che aveva cominciato a prendere
corpo in settembre, con la distribuzione a carattere sperimentale di alcuni
esemplari di lanciabombe francesi. Queste armi, alle quali fu dato l’appellativo
di bombarde per sottolinearne le caratteristiche di corta gittata e tiro curvo, si
erano dimostrate sul fronte occidentale particolarmente efficaci sia nell’eliminare
l’ostacolo passivo, sia nel battere da vicino trincee ed appostamenti. La nuova
specialità dell’artiglieria, ufficialmente costituita in febbraio, nasceva quindi per
dare alla fanteria l’appoggio di armi potenti in grado di squarciare i reticolati e
demolire le trincee. Per quanto riguarda l’artiglieria, la mobilitazione industriale
diede i suoi frutti permettendo di iniziare ad ammodernare il parco delle bocche
da fuoco, con particolare riferimento alla “pesante” ed alla “pesante campale”,
e di affrontare con decisione il problema del munizionamento. Dai 14.000 colpi
del 1915 la produzione di munizioni per l’artiglieria salì a 40.000 colpi al giorno
in aprile, a 50.000 in maggio ed a 70.000 in ottobre. Anche se in Francia nel
gennaio 1916 si producevano giornalmente 116.000 colpi al giorno per i soli pezzi
da campagna da 75 mm ed in Gran Bretagna nello stesso mese la produzione
giornaliera complessiva era di 40.000 colpi, questi dati danno un’idea dello
sforzo prodotto e dimostrano l’efficacia dell’azione del Sottosegretariato per le
Armi e Munizioni, istituito con Regio Decreto del 9 luglio 1915 per gestire la
mobilitazione industriale ed affidato al generale Alfredo Dallolio.
Dal punto di vista dei procedimenti tattici un documento da cui non si può
prescindere è la circolare del 10 luglio, Criteri d’impiego della fanteria nella
guerra di trincea, firmata come è ovvio dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito,
generale Luigi Cadorna. Vale la pena richiamarne brevemente le prescrizioni
del Capo III, “Esecuzione dell’attacco”, perché indirizzeranno la condotta dei
diversi livelli di comando nella offensiva di agosto ed in quelle successive.
L’attacco, partito da trincee il più possibile vicine a quelle avversarie, deve
articolarsi in un primo assalto, da condurre “colla massima risolutezza e colla
ferma volontà di conquistare le posizioni nemiche, a qualunque costo”, seguito
da sbalzi successivi contro le posizioni immediatamente retrostanti. Il successo,
oltre che dalla minuziosa preparazione, culminante nell’intervento improvviso e
violento dell’artiglieria chiamata a squarciare i reticolati e a demolire, o quanto
meno neutralizzare, gli elementi attivi della difesa, dipende dallo scaglionamento
in profondità delle ondate d’assalto, che devono seguire l’una all’altra secondo
un automatismo concepito per dare continuità all’azione. A questo scopo un
reggimento deve schierarsi su due linee, con due battaglioni in prima schiera ed
uno di rincalzo, oppure su tre, con i battaglioni in colonna l’uno dietro l’altro,
affidando ai reparti più arretrati il compito di rincalzare quelli che li precedono

