Page 229 - Il 1917 l'anno della svolta - Atti 25-26 ottobre 2017
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II SeSSIone - Il 1917. ASpettI mIlItArI 229
Nel 1915 una missione militare tedesca giunse in Afghanistan attraverso la
Persia. Ne facevano parte una pattuglia di abili agenti Oskar von Niedermayer,
Wilehlm Wassmuss, Werner Otto von Hentig ed un curioso personaggio, il Raja
indiano Mahendra Pratap, che aveva condotto fin lì una vita avventurosa fra
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Svizzera ed Egitto . La Missione raggiunse la corte del re Amanullah, proponen-
dogli un vecchio progetto russo decisamente avveniristico: stabilire delle basi
sul confine con l’Indostan britannico, l’odierno Pakistan, organizzare le tribù
pashtun oltre confine e sollevare quindi l’india musulmana contro i dominatori
europei. Il re tuttavia, che già percepiva 40.000 sterline lì’anno dai britannici,
avanzò ai tedeschi la richiesta di dieci milioni di sterline per unirsi alla loro cau-
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sa, richiesta che fu ritenuta eccessiva . La missione non andò in porto dunque,
ma gli imitatori non sarebbero mancati.
Non diversamente finì un analogo passo presso lo Shah di Persia, il cui eser-
cito era inquadrato da ufficiali svedesi e svizzeri, molti dei quali agenti tedeschi.
Anche il monarca di Teheran come quello di Kabul ritenne di non doversi fidare
delle offerte di un alleato tanto lontano come la Germania, avendo britannici e
russi così vicini. Benché la Persia non rimanesse negli anni seguenti del tutto
fuori dalla Grande Guerra, essa non aderì quindi all’alleanza turco-tedesca .
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Le ragioni dell’insuccesso con le due monarchie asiatiche, come già con i
beduini del deserto, saranno da addebitare in gran parte ai turchi. Questi ultimi
infatti non parteciparono alle due delegazioni, facendo mancare un avallo fon-
damentale per trattare con i sospettosi afghani. I giovani turchi a Costantinopoli
avevano del resto altri piani per l’Asia turanica, e non intendevano trovarsi a
dipendere anche in quel settore dall’alleato tedesco .
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Minata da una incoercibile diversità di intenti, la politica turca e tedesca non
riuscì, a dispetto dei molti vantaggi sugli avversari, a combinarsi in una efficace
azione politica a breve termine. Inoltre, e fu forse la cosa decisiva, una rivolu-
zione anticoloniale e un nazionalismo confessionale dagli esiti imprevedibili non
erano quanto di meglio i re dell’Afghanistan e della Persia potessero ambire.
Un risultato tangibile della propaganda islamo-nazionalista fu l’ammutina-
mento in India del 5° Reggimento di Fanteria Leggera indiano, composto da mu-
sulmani, ribellatosi a Singapore il 15 febbraio 1915. Il reparto fu infine disarmato
dai britannici ma non prima di aver provocato oltre centoventi morti fra gli eu-
ropei, per due terzi civili. Quarantasette soldati furono fucilati. La segretezza di
10 Era costui un nobile indiano, agitatore nazionalista ma anche marxista convinto, sostenitore
della tesi secondo cui un India libera dal dominio britannico doveva essere innanzitutto libera
dai conflitto tra musulmani e indù, e che un tale stato poteva esistere solo come repubblica
socialista alleata della Germania.
11 SEAN MCMEEKIN, Il crollo dell’Impero ottomano, p. 301.
12 JON KIMCHE, Il secondo risveglio arabo, cit., p. pp. 29-32.
13 Ivi, p. 29.